Unicredit, stretta per cedere il 30% di Bank Pekao al gruppo statale Pzu

Unicredit, stretta per cedere il 30% di Bank Pekao al gruppo statale Pzu
di Roberta Amoruso
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Domenica 16 Ottobre 2016, 09:49

ROMA Unicredit è in trattativa con il gruppo Pzu. Che a sua volta è interessata ad una quota significativa di Pekao, la controllata in Polonia di cui l'istituto guidato da Jean Pierre Mustier detiene il 40,1%. Ora dai rumor si passa alla doppia conferma sulla nuova tranche di dismissioni in casa Unicredit. Un passaggio cruciale dopo settimane di indiscrezioni che danno l'idea di quanto possano essere stretti i tempi.

Sia chiaro, niente è ancora deciso e il dossier ha la sua complessità. Si capisce anche dal tono usato dai protagonisti. «Non vi è alcuna certezza - viene precisato anche dal gruppo di Piazza Gae Aulenti in una nota - che queste trattative possano portare ad alcuna transazione, né certezza in merito alle condizioni alle quali tale operazione possa procedere». Ma intanto le indiscrezioni sui colloqui in corso riportate dai media polacchi e poi dal Wall Street Journal un'idea la danno sulle cifre in ballo e anche sui tempi. Unicredit avrebbe infatti ipotizzato la vendita del 30% di Pekao a Pzu per 2,5 miliardi di euro (11 miliardi di zloty). E' il quotidiano polacco Gazeta a parlare poi di un accordo da completare entro la fine di questo mese.

ANCORA OSTACOLI
Su questo punto la cautela è d'obbligo. Si capisce bene anche da quanto filtra dai due gruppi che, in mancanza di accordi vincolanti, anche una trattativa avanzata (e avviata il 28 settembre, come precisato da Pzu) può essere messa in discussione. Ma a giocare a favore dell'operazione c'è l'interesse a blindare in tempi stretti l'accordo da parte di entrambi i gruppi. Da una parte c'è Pzu, controllato dallo Stato polacco al 34,2%, che da subito ha dato segnali di interesse nell'ambito di quella strategia definita di ri-polonizzazione del settore bancario, finora controllato al 60% da investitori esteri.
Dall'altra parte c'è l'Unicredit di Mustier che, si sa, ha interesse a recuperare più pezzi di patrimonio che può (in termini di Cet1), in modo da limitare l'importo della ricapitalizzazione necessaria per soddisfare le richieste della Vigilanza Bce. Un dossier sul quale dovrebbe arrivare un contributo importante anche dalla vendita di Pioneer e della cessione degli Npl. Tutto questo Unicredit dovrà farlo in tempo per la presentazione del nuovo piano industriale che sarà reso pubblico di fronte agli investitori istituzionali a Londra il 13 dicembre.
Pekao, insieme a FinecoBank, è rientrata immediatamente in questa strategia, tanto che a luglio scorso è finito sul mercato un 10% di entrambe portando nelle casse di Unicredit oltre 1 miliardo. Il copione si è ripetuto qualche giorno fa per FinecoBank con il 20% ceduto, sempre sul mercato, per oltre 550 milioni. Ora sul tavolo ci sono le tranche decisive di un piano dismissioni che, se rispetterà le attese, può ridurre l' aumento di capitale a circa 8 miliardi di euro.

Insomma, se tutto andrà secondo i piani la ricapitalizzazione dovrebbe mantenersi su livelli digeribili per il mercato. E nello stesso tempo sfumerebbero le preoccupazioni sul capitale legate alle rigide pretese della Banca centrale europea da una banca considerata sistemica (sifi), visto che per agganciare un Cet1 di oltre il 14%, si parla di una manovra complessiva di 13-14 miliardi. Certo, dicono gli analisti, rimane palese l'assurdità dei paletti imposti da Bruxelles e dalla Vigilanza Unica che spingono a vendere partecipazioni redditizie in mercati con tassi di crescita di tutto rispetto, pur di mettere insieme punti base di capitale primario, cioè quello definito più sano. Anchè perchè una manovra da 13 miliardi di euro per correggere gli indici patrimoniali vuol dire iniettare più del valore della capitalizzazione di Borsa, che ad oggi sfiora soltanto la cifra, appunto, di 13 miliardi.