Articolo 18, Tiraboschi: «E' giusto avere le stesse regole del privato, basta con i privilegi»

Articolo 18, Tiraboschi: «E' giusto avere le stesse regole del privato, basta con i privilegi»
di Giusy Franzese
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Mercoledì 2 Dicembre 2015, 08:37 - Ultimo aggiornamento: 08:45
«È una sentenza che fa chiarezza solo sul periodo precedente al varo del Jobs act, nulla aggiunge all'incertezza e alla confusione attuale». Per il giuslavorista Michele Tiraboschi il percorso verso un quadro più limpido sul trattamento relativo alle norme che regolano il licenziamento individuale tra lavoratori pubblici e privati è ancora molto lungo.
Professore, la Cassazione ha stabilito che l'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, così come riformato dalla legge Fornero, vale anche per i dipendenti pubblici. Una novità importante che spazza via molti dubbi, non crede?
«Nella sentenza la Cassazione definisce questo principio “innegabile” e dice che al lavoro pubblico si applica la legge 300 con lo Statuto dei lavoratori. E quindi da questo punto di vista, si, toglie molti dubbi interpretativi. E dà ragione a chi ha sempre sostenuto la tesi che la riforma Fornero valeva anche per i dipendenti pubblici. Questo però non incide sulla situazione attuale».

Intende il passo avanti fatto dal Jobs act che, con l'introduzione del contratto a tutele crescenti, abolisce l'articolo 18 per i nuovi assunti?
«Il nuovo regime parla di tutele crescenti per operai, impiegati e quadri. E il sistema di classificazione della pubblica amministrazione non è fatto di operai, impiegati e quadri. Questo già fa capire che il legislatore stava pensando solo al lavoro privato. Cosa poi confermata a più riprese dal governo e anche dalla relazione di accompagnamento alla stessa norma».

Il dipendente pubblico è comunque licenziabile.
«Certo, rispettando le norme e le procedure dello Statuto dei lavoratori. Nel caso della sentenza in questione, il dipendente è reintegrato perché tali procedure non sono state rispettate».

Insomma, per quanto riguarda la disciplina sul licenziamento individuale, resta in piedi il dualismo tra dipendente pubblico e dipendente privato?
«Assolutamente si, come hanno detto il ministro Marianna Madia e il ministro Giuliano Poletti. Ma io non parlerei di dualismo».

E di cosa?
«Le disparità di trattamento in questo momento sono più di due. C'è quella tra lavoratori pubblici e privati, visto che come abbiamo detto il Jobs act non si applica alla pubblica amministrazione, nonostante ci sia una regola del 2001 che impone al legislatore di non fare differenze. Ma c'è anche quella, all'interno dello stesso settore privato, tra chi è stato assunto dopo il 7 marzo 2015 e chi invece è stato assunto prima: questi ultimi sono ancora tutelati dallo Statuto così come riformato dalla Fornero, per gli altri invece con l'applicazione del contratto a tutele crescenti l'articolo 18 è superato».

Secondo lei sarebbe giusto arrivare alle stesse regole per tutti?
«Si, assolutamente. Il governo ha detto superiamo il dualismo del mercato del lavoro, tutelati e non tutelati. Invece sono stati creati due regimi paralleli che andranno avanti per vent'anni. Questo crea caos e confusione. Invece io ritengo che le regole devono essere uguali per tutti».