Lavoro, Pd frena sull'articolo 18. Camusso annuncia mobilitazione: in piazza a ottobre

Lavoro, Pd frena sull'articolo 18. Camusso annuncia mobilitazione: in piazza a ottobre
di Giusy Franzese
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Lunedì 8 Settembre 2014, 22:58 - Ultimo aggiornamento: 9 Settembre, 08:06
ROMA - Il problema non l’articolo 18, ma superare il dibattito sull’articolo 18.

Nella settimana decisiva per la messa a punto di un emendamento governativo che sblocchi al Senato il percorso della delega sul mercato del lavoro, dal Pd innestano il freno a mano. È il responsabile Economia del partito, Filippo Taddei, a tentare di gettare acqua sul fuoco della discussione sempre più accesa attorno alla necessità o meno di rendere più facili i licenziamenti individuali. Il tema infatti - rilanciato anche dall’intervista rilasciata dal ministro Federica Guidi al Messaggero - resta a rischio scottatura per la maggioranza che sostiene il premier. Aumenta il numero di coloro che non ha alcuna voglia di far barcollare il governo per l’espandersi del dissenso sociale. Già tagliare la spesa pubblica comporta diffusi mal di pancia, metterci dentro anche l’articolo 18, da sempre tema bollente, è un esercizio che può diventare estremamente pericoloso. In casa Cgil, da tempo stanno affilando le armi e ieri Susanna Camusso ha annunciato che al prossimo direttivo proporrà una manifestazione per il lavoro da tenersi nella prima parte di ottobre: «È necessario svoltare, bisogna smetterla con questa discussione tutta fatta sulla riduzione dei diritti». Quasi contemporaneamente, in una sorta di corsa interna, la Fiom (le tute blu dello stesso sindacato) guidata da Maurizio Landini, annunciava uno sciopero di 8 ore per il 25 ottobre: «Il Jobs Act deve cambiare».



MESSAGGIO AD ALFANO

Per questo ieri le parole di Taddei sono sembrate un chiaro messaggio ai centristi della maggioranza: «La proposta del Pd è una riforma complessiva del mercato del lavoro» ricorda il responsabile economico del Pd. Che aggiunge: nel provvedimento all’esame del Parlamento, «si affronta il tema dell’universalizzazione degli ammortizzatori sociali e di quali strumenti contrattuali possano favorire il lavoro stabile e come rendere efficace il lavoro attivo. Questa è la posizione del Pd, tutto il resto è destituito da qualsiasi fondamento». Ma nel Nuovo Centro Destra insistono sul superamento dell’articolo 18 e su una riscrittura dello Statuto dei lavoratori e per questo chiedono che la delega al governo sia «ampia». Dopodomani, giovedì, la commissione Lavoro del Senato, presieduta dall’ex ministro Maurizio Sacconi (Ncd) terrà la seconda seduta del dopo ferie sulla delega. Ma nemmeno stavolta dovrebbe entrare nel vivo dell’argomento scottante (ci sono da esaminare gli emendamenti rimasti in sospeso in attesa del parere della commissione Bilancio). Solo all’inizio della prossima settimana partiranno le votazioni sulle proposte di modifica all’articolo che si occupa del riordino delle forme contrattuali e quindi anche della disciplina del recesso e dei licenziamenti. C’è tempo quindi ancora una settimana per trovare una sintesi. Che potrebbe venire fuori anche da un incontro ad hoc tra Renzi e Alfano.



Sarà importante capire poi la posizione ufficiale della Confindustria, visto che alcuni industriali non nascondono di considerare poco rilevante la questione. Domani se ne parlerà nel comitato di presidenza. Giorgio Squinzi anche ieri ha invocato una «riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali» fatta «con pragmatismo e senza preclusioni ideologiche». «La questione centrale - ha detto il presidente di Confindustria - puntare al rafforzamento della produttività. Questo richiede una maggiore flessibilità, un mercato del lavoro dinamico che consente ai lavoratori che perdono il lavoro di trovare una ricollocazione, e una contrattazione all’altezza delle nuove sfide di un’economia globalizzata». Intanto il ministro Federica Guidi con una nota fa sapere di non aver «mai detto che i lavoratori pesano sulle aziende».