Nel suo Inflation Report, la Banca d’Inghilterra ha tagliato la sua stima di crescita globale, mantenendo però praticamente invariate quelle sull’economia interna: si attende un’espansione dell’1,4% quest’anno quest’anno e una media dell’1,75% fino al 2020. Nessun terremoto Brexit, insomma. Tuttavia la scelta di alzare i tassi potrebbe rivelarsi rischiosa di fronte all’incertezza che incombe sul negoziato fra Londra e Bruxelles. È anche per questo che i mercati non sono andati del tutto dietro alla scelta di oggi della Bank of England: la sterlina, anziché salire, è piombata in pochi minuti da oltre 1,3120 dollari fino a meno di 1,3020, perdendo quasi l’1%. Critiche le imprese inglesi: Tej Parikh, economista senior dell’Institute of Directors che rappresenta cica 3.000 imprese, la Bank of England «avrebbe fatto meglio a tenere i tassi fermi fino a novembre, così da tenere in conto le importanti scadenze di Brexit e capire meglio il trend dei salari»: La Camera di commercio inglese è persino più perentoria, e giudica la decisione voluta da Carney «inopportuna». Più cauta la Confederation of British Industry, secondo cui i rialzi futuri dei tassi saranno «molto lenti e limitati».
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