Cristina Toteri: «In MotoGp ho vinto contro i pregiudizi». In Aprilia Racing è l’unica donna specializzata nelle saldature delle due ruote da corsa

Ha 31 anni ed è di Gubbio: «Dal liceo classico al laboratorio meccanico, ho superato tanta diffidenza»

Cristina Toteri: «In MotoGp ho vinto contro i pregiudizi». In Aprilia Racing è l’unica donna specializzata nelle saldature delle due ruote da corsa
di Massimo Boccucci
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Sabato 23 Settembre 2023, 06:53 - Ultimo aggiornamento: 3 Ottobre, 08:36

Datele in mano una saldatrice e conquisterà il mondo. Non è semplicemente un ferro del mestiere, ma lo strumento di una vocazione scoperta per caso. Cristina Toteri, 31 anni, umbra di Gubbio, sa di essere una ragazza speciale che ha scelto una professione da uomini ma non per soli uomini. Si fa apprezzare da tutti all'Aprilia Racing e tutto avrebbe immaginato meno che di mettere a frutto in questo modo il diploma al liceo classico. Le girano attorno Maverick Viñales, Aleix Espargaró e Lorenzo Savadori della prestigiosa scuderia veneta, fondata a Noale nel 1945 e dalla fine del 2004 del Gruppo Piaggio. Cristina è lì con le sue scelte coraggiose, come quando si cimentava a braccio di ferro e doveva capire cosa le avrebbe riservato il futuro.
Quando ha scoperto questa vocazione?
«Studiavo agraria e veterinaria all'università di Perugia ed è scattata una molla quando un amico fabbro per gioco mi ha fatto provare a saldare due piastre d'acciaio e mi ha stimolata dicendomi quanto quel tipo di figura professionale fosse molto richiesta sul mercato del lavoro. Un annuncio radiofonico è stato un ottimo segno premonitore, ho sentito dell'offerta di una scuola di saldatura a Perugia che organizzava un corso, e ci siamo ritrovati in una ventina. È durato qualche mese con un patentino rilasciato. Ci ha messo lo zampino il destino, anche perché avevo superato i test di reclutamento per l'Esercito ma per un piccolo problema di salute mi sono dovuta arrendere: lo stesso giorno dell'esclusione sono stata ammessa al corso».

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Ha capito subito che quella sarebbe stata la sua strada?
«Ho lavorato in una ditta nelle mie zone dove si recuperavano parti in alluminio delle auto, e dopo sette mesi ho ricevuto una chiamata dalla New Weld Tecnology, contattata dalla Ducati che cercava figure specializzate per saldare i telai delle MotoGp. La scuola perugina ha indicato me e due ragazzi di quel corso. Siamo andati a Bologna per fare un colloquio e una prova. Mi hanno scelto, allestendo per me un laboratorio con attrezzature di alto livello. Sono stata valorizzata e apprezzata».
In famiglia l'hanno sostenuta?
«Sì, ma con tanti dubbi perché quel lavoro è da uomini. Mi chiedevano chi me lo facesse fare, anche se poi mamma Serenella ha superato la diffidenza, cosi come papà Aurelio e mia sorella Lucia che sono contenti per me».
Nelle corse le ragazze fanno soprattutto le ombrelline: sente di aver abbattuto un muro?
«Assolutamente, pur se sono ancora poche le donne che gravitano nel mondo dei motori. Puoi trovarne come ingegneri, negli uffici, nella comunicazione e social, però a livello operativo siamo ancora lontane. Che io sappia, non ci sono ragazze che fanno il mio stesso lavoro nella MotoGp».
Le hanno mai fatto pesare il fatto che il saldatore è un lavoro declinato al maschile?
«Ho trovato pareri discordanti.

Qualcuno che ha scoperto il mio lavoro, ha pensato che non avessero altro per aver preso me. Altri invece si sono chiesti come ci sia riuscita».

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Com'è stata accolta in Aprilia?
«Molto bene, ho trovato dei colleghi validissimi che mi insegnano molte cose. È un ambiente familiare nell'alta professionalità».
Ci racconta il mondo Aprilia?
«Ha una storia lunga e molto importante come brand e nelle corse. Gode di un fascino riconosciuto. Nella MotoGp siamo migliorati tanto e ce la battiamo con i migliori».
Che esperienza è stata alla Ducati?
«Ottima, molto formativa dal giugno 2017 fino a dicembre 2020 quando poi sono passata con l'Aprilia. Mi ha introdotto in questa dimensione che per me era nuova. Vedevo tutto dall'esterno, ora capisco cosa c'è dietro le quinte».
In 6 anni di attività cos'è cambiato per lei?
«Ho molta più sicurezza in ogni cosa che faccio, sia sul lavoro che sul resto. Qualche timore c'era nell'approcciare questo tipo di professione, adesso sono sicura, so prevenire i possibili errori e mi rendo conto se qualcosa non va. Di imparare, comunque, non smetterò mai».

 


Le sue passioni fuori dalle due ruote?
«Quando sono a casa, a Baone in provincia di Padova, mi piace andare in palestra almeno tre volte la settimane. Nel tempo libero esco con il mio ragazzo che è capo meccanico in Aprilia. Lavoriamo nella sede storica di Noale, vicino Venezia. Facciamo la spola quotidianamente, amiamo viaggiare in moto e di lavoro parliamo sebbene frenandoci».
Parla spesso con i piloti?
«Mi capita di rado, ci limitiamo a qualche saluto. Loro sono molto impegnati, sul lavoro ciascuno fa il suo. Sono ragazzi molto alla mano, oltre che dei grandi professionisti».
Ormai sa tutto delle moto?
«Non sono un'esperta, poi la MotoGp è in continua evoluzione. Tutti sappiamo ciò che facciamo nel nostro ambito, io penso al mio settore dove siamo in due, con altri due pronti a darci una mano quando serve».
Un sogno ce l'ha?
«In ambito professionale mi sento felice e realizzata, voglio andare avanti così. Fuori dal lavoro penso a vivere al meglio, di mettere su famiglia per ora non è previsto. A volte penso che quasi quasi mi compro una moto. Ma prima dovrei prendere la patente».

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