Cavalier Andrea Delogu: ci sorridiamo su, ma solo un po’. Perché la ragione per cui Andrea, la presentatrice-scrittrice-cantante-attrice, è stata insignita dal presidente della Repubblica ha a che fare con temi serissimi. “Dove finiscono le parole” è stato un libro importante, scritto da una dislessica, lei, per le persone come lei e per gli altri che non capivano. Ora ci riprova con una serie di interviste che lancia sul web, sui suoi social: “Giganti”.
Chi sono i Giganti?
«Con Gianluca Comandini, Rossella Rizzi e Paolo Negro volevamo dare spazio anche a chi non è successa una tragedia o un miracolo. Giganti normali che combattono cose enormi, senza che ce ne accorgiamo. Come Donato, schizofrenico che ha accettato di mostrarsi: quelli come lui non lo fanno in genere. La gente empatizza con i giganti “normali”».
Le donne spesso devono vivere da giganti della normalità.
«Vero. Tra le prime storie c’è quella di Valentina che è in trappola e non sappiamo come farla uscire: prima laurea, seconda in arrivo, ma non vuole pesare sulla famiglia e così rinuncia a stage e a trasferimenti. Il lavoro per una così specializzata non c’è: fa le pulizie e la baby sitter. Si sacrifica, non vuole pesare... E paga il conto con la sua vita. Quante donne si immedesimeranno in lei?»
Andre Delogu nominata Cavaliere della Repubblica: «L'onore più grande della mia vita»
In questo numero parliamo di ageism: l’età che diventa una spada di Damocle. Un altro stigma.
«Verissimo: ho 38 anni, sono nel mondo dello spettacolo da quando ne ho 16. C’è il periodo in cui sei troppo giovane per...
Quale?
«Lavoro da 22 anni, ma sempre qualcuno vedendoti in tv o su un palco dice: con chi è andata a letto quella per essere lì... Ad un uomo non capita. È lo stigma dell’essere donna. Ma per fortuna ci sono i social».
Bella questa: Delogu che fa, non demonizza, lei?
«In questi 22 anni le cose stanno cambiando proprio grazie ai social: se il mondo ti apprezza, l’opinione determinante dei quattro o cinque maître à penser vale meno. Voi avete la pagina Mind The Gap, ma lo scalino è ancora uno scalone. Fino a quando non sei famosa ti trattano male: ai maschi non capita. Smettiamo di dire che i social fanno solo schifo: i social sono la gente, tutta la gente. Si sceglie con chi andare, come nella vita reale».
E con gli hater come si fa?
«Si risponde a modo e si blocca la gente. Il limite si può anche insegnare. Ora mi sto rendendo attiva su Clubhouse: vediamo come va, ma è un mezzo in più per non dipendere da pochi che decidono per tutti».
Un anno senza. Anche senza Sanremo?
«E chi lo ha detto? Forse potreste trovarmi lì con Ema Stockholma e Gino Castaldo. Un anno in cui m’è venuta l’ispirazione per un nuovo libro».
Dopo la storia dell’infanzia a San Patrignano e la dislessia?
«Gli scoppiati, la gente scoppia. Il Covid c’entra fino a un certo punto. Io mi sto prendendo il mio tempo per raccontarlo: scrivere è una fatica doppia per una dislessica come me, ma è terapeutica. Mi ha aiutato a superare lo stigma: li sentivo a scuola sussurrare “quella è la figlia di San Patrignano, la figlia degli ultimi”, l’effetto che ha avuto la serie è figlio dell’oblìo di quella storia. Poi c’è stata la dislessia. Ma è sempre stata più forte la voglia di farcela ad essere quella che sono oggi».
Tutto meritato per lei, finora?
«Questo lo lascio dire solo a mia madre. La sofferenza del percorso conta, ma non è un merito: conta non perdersi d’animo e ribellarsi alle gabbie che ti impongono. Ma che sono molto fortunata devo dirlo».
Chi l’ha ispirata, a chi deve un grazie?
«Arbore, Marco Giusti, Paola Marchesini, Stefano Coletta mi hanno detto: mi fido di te. L’ispirazione viene se vedi Antonella Clerici, con cui ti senti a casa. O Mara Venier, capace di essere la zia di tutti gli italiani. Poi Carlo Conti che nel backstage di Sanremo ti chiede: “Ma che sta facendo la Fiorentina?” Tra i giovani dico Stefano De Martino: siamo molto amici, ma la sua leggerezza da intrattenitore è tanta roba».
Scrittrice, conduttrice radio e tv, attrice, cantante.
«A me piace la pizza, giocare a tennis, uscire con le amiche. Non scelgo».