Giulia Minoli, presidente di "Una Nessuna Centomila": «Cultura ed educazione per battere la violenza sulle donne»

Da sinistra, Anna Foglietta, Celeste Costantino, Fiorella Mannoia, Lella Palladino e Giulia Minoli
di Valentina Venturi
4 Minuti di Lettura
Sabato 22 Luglio 2023, 14:03

Secondo l'Istat, una donna su tre in Italia non ha autonomia economica, il 37% non ha un conto corrente intestato e oltre il 67% del lavoro di cura è a carico delle donne. Senza trascurare il dato più drammatico: secondo il rapporto del Viminale, in soli 12 mesi (1 agosto 2021 - 31 luglio 2022) in media è stata uccisa più di una donna ogni tre giorni. Per arginare questa situazione un gruppo di donne ha deciso di agire: il 3 luglio scorso è nata "Una. Nessuna. Centomila", la prima e unica Fondazione italiana che ha come obiettivo il contrasto alla violenza sulle donne. La presidente onoraria è Fiorella Mannoia, la presidente Giulia Minoli e le vicepresidenti Celeste Costantino e Lella Palladino. Tutto nasce da un concerto che sarà replicato il prossimo 26 settembre con "Una. Nessuna. Centomila. In Arena", protagonisti Alessandra Amoroso, Annalisa, Samuele Bersani, Brunori Sas, Elodie, Emma, Paola Turci, Noemi, Fiorella Mannoia, Francesca Michielin, Achille Lauro e Tananai. Un appuntamento fisso negli anni.


Presidente Minoli, quando ha preso forma questa associazione?
«Grazie ad un incontro umano tra me e Fiorella Mannoia durante le battaglie per la Casa Internazionale delle Donne di Roma: dal 2019 a dicembre 2022 ne sono stata vicepresidente e all'epoca l'ex sindaca Virginia Raggi voleva chiuderla. Lanciamo una chiamata alle arti, le prime a rispondere sono state Paola Turci e Fiorella: iniziamo un percorso che ci ha portate al concerto all'Arena di Campovolo l'11 giugno 2022».
 

Cosa ricorda di quell'evento?
«"Una Nessuna Centomila" ha raccontato il fenomeno della violenza sulle donne, unendo due elementi importanti di prevenzione e contrasto: la cultura e la solidarietà. L'iniziativa realizzata con Friends&Partners ha rappresentato una delle maggiori operazioni di business sociale della storia della musica italiana: coperti i costi di produzione dello spettacolo, il 100% dei margini dalla vendita dei biglietti è stato destinato alla causa sociale. Le preziose presenze di Fiorella, Emma, Elisa, Gianna Nannini, Giorgia, Alessandra Amoroso e Laura Pausini e delle centomila persone presenti, hanno contribuito a sostenere le realtà dei centri antiviolenza».
 

Da un concerto ad una fondazione: il passaggio non è automatico.
«Per selezionare i centri antiviolenza beneficiari dei fondi del concerto organizziamo un gruppo di lavoro con le attuali fondatrici Palladino e Costantino: seguiamo il criterio di carattere ambientale. Nel Sud Italia i centri antiviolenza purtroppo soffrono moltissimo della carenza della raccolta fondi, per cui la scelta ricade su un centro per ogni Regione del Sud tra Calabria, Sardegna, Sicilia, Puglia e Basilicata».
 

Mentre la Fondazione?
«La potenza di quello che è accaduto a Campovolo e lo studio che avevo fatto nel panorama internazionale ci ha mostrato come nel mondo ci siano 54 tra Fondi e Fondazioni che finanziano, sostengono la prevenzione e contrastano la violenza sulle donne. In Italia non c'era. Insieme a Friends&Partners e Fiorella capiamo che una parte del ricavato del concerto può essere usata per aprire una Fondazione. Così l'evento musicale diventa l'inizio di un percorso».
 

"Una. Nessuna. Centomila" è la prima in Italia?
«Noi siamo la prima fondazione ideata non solo per la prevenzione e il contrasto alle violenze sulle donne ma che nasce da un concerto, in qualche modo dalla cultura».
 

All'interno non ci sono uomini: è un caso?
«In sincerità penso che quest'idea potesse nascere solo da un gruppo di donne, ma è ovvio che il contributo degli uomini è e sarà essenziale».
 

Chi ha già aderito?
«In primis Anna Foglietta: oltre ad essere un'amica è attiva nel mondo del sociale (ha fondato la Onlus Every Child Is My Child, ndr). Con lei abbiamo pensato di costruire un laboratorio artistico. C'è poi Caterina Caselli. Hanno risposto alla chiamata anche Paola Cortellesi, Edoardo Leo e Massimiliano Caiazzo, uno dei protagonisti della serie tv Mare Fuori».
 

Quali scopi volete raggiungere?
«Abbiamo un piano da qui ai prossimi vent'anni, non il tipico triennale! Gli obiettivi sono tre: il sostegno diretto alle associazioni che gestiscono centri antiviolenza, ideare eventi culturali di sensibilizzazione ed educare all'affettività».
 

Cosa intende?
«La violenza è un problema culturale, per questo serve l'educazione all'affettività. Non si parla di educazione sessuale ma di incanalare i sentimenti in un processo di lavoro e sviluppo. Se interveniamo dalle elementari e medie, possiamo sperare tra qualche anno di avere dei risultati».
 

Cosa si augura?
«Spero che l'unione di mondi sconnessi tra di loro come centri antiviolenza, imprese, cultura e filantropia faccia nascere un movimento inarrestabile».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA