Lo stesso avvocato Chiocca prova a chiarire e precisare. «Quanto sta subendo Vannicola, dal punto di vista giudiziario, è a causa delle sue dichiarazioni, che avevano il solo scopo di collaborare per il raggiungimento della verità e non quello di inquinare il procedimento sull'omicidio Vannini. Nel 2019 il mio assistito riferiva alla stampa che il suo amico Roberto Izzo gli confidava anni prima che a sparare al povero Marco Vannini fu Federico Ciontoli e non il padre. A seguito di questa notizia, il 22 luglio dell'anno scorso, Antonio Ciontoli denunciava Vannicola per diffamazione e la procura apriva un procedimento nei confronti del mio cliente». Quindi, rivela l'avvocato Chiocca, c'è anche un altro procedimento legato alla vicenda Vannini ancora pendente. Perché in realtà di denunce e controdenunce tra i vari protagonisti di questa storia, tutte nate dopo le rivelazioni di Vannicola e Bentivoglio, ce ne sono state tante altre, ma quasi tutte sono state archiviate. Resta quella di cui parla l'avvocato Chiocca, che aggiunge: «Il 10 febbraio scorso la stessa Procura, chiedeva l'archiviazione del suddetto procedimento in quanto il contenuto dell'intervista resa dall'indagato (Davide Vannicola, ndc) non ha carattere diffamatorio nei confronti dell'odierno querelante (Antonio Ciontoli, ndc). I difensori di quest'ultimo depositavano opposizione a tale richiesta di archiviazione insistendo che a sparare al giovane Vannini non era stato Federico Ciontoli ma il padre. A seguito di tale opposizione il gip fissava Camera di Consiglio per il 6 ottobre prossimo, giorno in cui verrà deciso se archiviare o meno il predetto procedimento».
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