Lite per il subaffitto, «l'ho accoltellato perché mi ha minacciato, voleva indietro la casa popolare»

«L’ho accoltellato perché mi ha minacciato, voleva indietro la casa popolare»
di Patrizia Pennella
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Martedì 1 Febbraio 2022, 09:16

È stata fissata per oggi l’udienza di convalida del provvedimento di arresto nei confronti del cinquantaseienne che, domenica pomeriggio, ha accoltellato l’uomo che gli aveva subaffittato un appartamento popolare in via Nora, a Pescara. L’accusa per lui è di tentato omicidio. E non poteva essere diversamente vista la quantità di colpi, una decina, sferrati contro l’altro uomo, Stefano La Carrubba, cinquantanovenne pescarese. Una sequenza particolarmente violenta: tutte le ferite sono infatti concentrate tra il collo e l’addome. Un colpo ha provocato un profondo taglio alla gola, un secondo, quello che ha provocato il danno più grave, ha perforato un polmone, un altro ha fratturato la quarta costola destra. Gli investigatori ora attendono una definizione del quadro sanitario per chiudere le indagini, mentre vengono effettuati i riscontri finali.

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L’aggressore ha confermato in linea di massima il quadro probatorio che nell’immediatezza degli eventi, era stato messo insieme dagli agenti della squadra volante, coordinati da Polo Robustelli, e da quelli della squadra mobile, diretti da Gianluca Di Frischia. I poliziotti lo avevano raggiunto lungo la strada che porta al carcere dove, ha detto, si stava recando per costituirsi. Una volta fermato ha anche consegnato il coltello a serramanico in acciaio, sporco di sangue. Era stata proprio la vittima a dare indicazioni sull’identità del suo aggressore, proprio mentre veniva soccorsa in via Caduti per Servizio. Il cinquantanovenne, nonostante le gravi ferite, a bordo della sua auto è riuscito a tornare a casa, guidando dal lungofiume, nelle vicinanze di via Valle Roveto, fino a Fontanelle. Poi i poliziotti hanno iniziato a cercare la persona indicata, fermata in breve tempo.

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LA CONFESSIONE Una volta messo di fronte al quadro indiziario l’uomo ha scelto di dare immediatamente una sua versione dei fatti La Carrubba gli aveva chiesto di lasciare l’appartamento che aveva in uso, tra i due uno scambio di accuse per affitti non pagati. Il cinquantaseienne non voleva andare via e l’uomo che voleva indietro l’appartamento gli ha detto, chiaramente, che se non avesse lasciato l’appartamento «ci sarebbero state ripercussioni». Dice di essersi sentito minacciato da quelle parole e di aver colpito. D’impeto. Sul lungofiume i due si erano dati appuntamento, lo confermano anche le telefonate precedenti all’ora dell’incontro, riscontrate sui due cellulari e proprio per questo gli investigatori e il pubblico ministero Marina Tommolini stanno ragionando anche su una possibile premeditazione.

Si tratta soltanto di un’ipotesi: le prime carte si scopriranno però già oggi in sede di convalida del provvedimento di arresti domiciliari.

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