Il 16 aprile 2021, in piena pandemia, moriva Alberto Valentini, ambulante, appena 41enne: un calvario durato due settimane, terminato con la peggiore delle notizie che potesse arrivare a Tagliacozzo: «La morte è avvenuta per Coronavirus» avevano sentenziato i medici dell'ospedale di Avezzano. «Impossibile, era sano, sportivo, non aveva accusato nessuna malattia e due ore prima continuava a mandare messaggi agli amici» rispondono i parenti.
E nell'esposto al magistrato curato dagli avvocati Motta, del foro di Avezzano, si precisava che «il 9 marzo Alberto è stato ricoverato all'ospedale di Avezzano perchè affetto da Coronavirus non aveva patologie ed era un vero sportivo. Le sue condizioni, fino al 16 aprile, sono state sempre buone. Durante la sua permanenza in ospedale effettuava chiamate con il suo cellulare e mandava messaggi agli amici e questo fino a due ore prima della sua morte».
L'intera comunità di Tagliacozzo era rimasta scioccata non solo per la morte del giovane ma anche perché una settimana prima era deceduto il padre, Giovanni, di 73 anni. Lo stesso sindaco di Tagliacozzo, Vincenzo Giovagnorio, aveva annunciato «la morte di Alberto Valentini, il papà Giovanni, mancato qualche ora fa, e la mamma Nunziatina, mancata qualche anno fa, l'hanno chiamato a sé, perché gli uni non potevano vedersi divisi da lui e lui non poteva restare senza di loro. Nella tragedia umana di una famiglia dissipata dal Covid e dal male, consideriamo il ricongiungimento in cielo di queste tre belle persone, da tutti qui a Tagliacozzo, conosciute, stimate e benvolute».
E' per questo che i familiari, assistiti dagli avvocati Luca e Pasquale Motta, inviarono un esposto alla Procura della Repubblica di Avezzano chiedendo di effettuare sulla salma l'esame autoptico e di verificare se fosse trattato di una morte dovuta alla malasanità.
L'inchiesta quindi è stata archiviata e non c'è stata nessuna responsabilità da parte dei medici per la morte del giovane. «Rimane il dolore per la morte di questo giovane e per tutti quelli deceduti per il Covid- conclude l'avvocato Luca Motta- e mi piacerebbe che il comune ricordasse tutte le vittime con una lapide».