«Non è mai facile allontanarsi dalle proprie radici. Negli abruzzesi emigrati in Nord America ho ritrovato i tratti forti e gentili del mio Abruzzo, ho rivisto le straordinarie qualità della mia gente», disse sempre all’Aquila al momento di ritirare la medaglia Aprutium, che decora i cittadini illustri. Fu solo l’ultimo di una serie di riconoscimenti arrivati dall’Abruzzo, come l’Ordine della Minerva a lui assegnato dall’università d’Annunzio. A Chieti abitano ancora alcuni cugini di Marchionne: qualche anno fa tornò in città per un funerale di un parente, e si mostrò molto cortese con i concittadini che lo riconobbero in strada. «L’ho conosciuto qualche anno fa, durante una sua visita all’Aquila - dice il sindaco di Chieti Umberto Di Primio -. Fu una sorpresa straordinaria: mi colpì la semplicità di un uomo scortatissimo ma disponibile al dialogo. Mi disse che era felicissimo di venire a Chieti, a patto però di organizzare un incontro con pochi intimi perché non ama la luce dei riflettori. Qualche mese fa, come giunta comunale, avevamo deciso di conferirgli la cittadinanza onoraria».
Dice Camillo D’Alessandro, parlamentare del Pd: «Marchionne è uno dei figli più illustri della nostra regione. È un interlocutore delle istituzioni, anche quelle regionali, e ha mantenuto l’impegno con il nostro territorio per quanto riguarda gli investimenti e lo sviluppo della Sevel. In questi momenti difficili siamo vicini a Marchionne non come uomo-manager ma come nostro concittadino».
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