La storia sportiva aquilana nell’“Eeuropean city of sport 2022”

Tommaso Fattori portato in trionfo
di Enrico Cavalli
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Domenica 29 Gennaio 2023, 19:33

L'AQUILA Lo sport, entrato nel lessico costituzionale, è tematica di alta valenza sociale nell’era delle visibilità territoriali.

In questi mesi di una L’Aquila ”Città Europea dello Sport”, accanto a manifestazioni di indubbio spessore per la partecipazione di atleti e dirigenti che vanno per la maggiore in Italia, forse, sarebbe stato importante una presentazione della vicenda sportiva municipale e che in molti suoi passaggi è stata un modello di avanguardia per concezioni agonistiche, numero di praticanti ed impiantistica.

La divulgazione culturale dello sport, fuori dalle autoreferenzialità di quanti si fermano alle ”res gestae” dell’agonismo come se si possa prescindere dalla ”historia rerum gestarum”,ebbene, reputiamo, possa essere un veicolo sinergico della rinascita municipale.

La tradizione ludico-sportiva aquilana, antesignana oltre gli Abruzzi, nel tempo è impiantata da soggetti forestieri ed “outsiders” della vita civica.

Tra’ 800 e’900, l’internazionalismo del Cai, ed “olimpiade d’expò abruzzese”, denotano la sensibilità municipale verso lo sport, che si dirama anche in caratterizzazioni religiose, nella ginnastica, lotta, ciclismo, “football”, o, negli elitari tennis e motorismo.

L’Aquila, è fra le capitali sportive d’Italia, per l’avanguardistico stadio comunale degli anni’30, e, per l’ascesa anche al femminile in vari sport, tipo la squadra rossoblù in serie B e fenomenologia rugbystica.

Dopo il 1945, il discorso sportivo, prosegue entro schemi volontaristici e di confronto regionalistico, fino alla vetrina olimpica del 1960.

Mecenatismi formali e politica trasversale, sostengono il calcio in C e gli “scolastici” basket e volley, ma è il rugby scudettato che porta visibilità al capoluogo regionale, che nella recessione, contempla attività minori, tipo il pattinaggio, a patto di risultati vincenti.

Lo sport universitario, permette l’agonismo, che a parte le discipline natatorie, cerca i logici allacci agli impianti, qui, scontando difficoltà l’atletica al pugilato, passando per le arti natatorie, i cui campioni in erba, prendono corsie professionistiche “extra moenia”.

Mentre si ritrae la imprenditoria dagli impegni verso un calcio, dalle repentine ascese e cadute, e, le nuove discipline a squadra ed individuali puntano alla implementazione mediatica, con gli anni Duemila, riemerge la frontiera di sviluppo sportivo, della più alta stazione invernale del Sud Europa sul Gran Sasso.

Nella riaggregazione collettiva postuma al sisma 2009, la tenuta dello sport aquilano, si lega sempre alla capacità di concepirlo, come aspetto identitario e partecipativo, alla insegna del volontarismo e managerialità che lo aveva condotto ad importanti traguardi; in questa direzione vanno i progetti di enti e associazioni di base agonistica che sanno guardare a prospettive di rilancio nuove e feconde, ricorrendo, assieme ad istituzioni consapevoli del fenomeno sportivo, ai “know how” locali necessari alle incrementazioni impiantistiche e di giovani praticanti.

 Il canale politico, deve continuare ad appoggiare la candidatura dell’Aquila a sede di “kermesse” sportive di taglio internazionale in ogni caso, pretese, da un contesto civile che intende coltivare e diffondere per finalità sociali, la propria tradizione sportiva di riferimento.

Enrico Cavalli

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