Coronavirus, scontro sugli ospedali Covid: le 13 domande Pd e l'ira del centrodestra

L'ospedale Covid a L'Aquila
di Stefano Dascoli
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Giovedì 16 Aprile 2020, 08:00
L'AQUILA -  Lo scontro politico è ormai ai massimi livelli. Il Pd abruzzese, e aquilano in particolare, incalza la Regione: vuole sapere perché, con una curva dei contagi coronavirus in calo, si dà il via libera, con fondi pubblici e dell’emergenza, a un ospedale Covid a Pescara, in quale contesto strategico è inserito e cosa è previsto, al contempo, per L’Aquila e le aree interne.

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Ieri il Pd ha inoltrato pubblicamente tredici domande per le quali chiede «risposte puntuali»: dai tamponi alle previsioni epidemiologiche, potenziamento dei laboratori, ricognizione delle esigenze, sorte dell’hub Covid realizzato al G8.

Il Pd, in particolare con il rientrante consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci, ha affondato il colpo, ipotizzando che la strategia pescarese possa preludere alla richiesta futura di un Dea di secondo livello (il super ospedale con tutte le specialistiche), a danno del capoluogo di regione, senza prevedere, oggi, «misure compensative».

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Con un attacco chiaro e diretto al governatore, Marco Marsilio, ma anche e soprattutto al sindaco Biondi e all’assessore Liris, in una sorta di ventilata complicità nell’operazione. Per di più Pietrucci asserisce che per il Delta Medico del San Salvatore ci sono già i soldi («Non per concessione ma per diritto») perché previsti per la ricostruzione e che «la centrale unica del 118 è già finanziata da anni».

Il centrodestra, per ora, non replica. Un po’ perché l’assessore di riferimento, la leghista Nicoletta Verì, ha voluto chiarire che i presidi Covid, uno per Asl, «permetteranno di iniziare a programmare un piano per la riapertura di tutti i servizi sanitari, ripristinando l'assistenza». Il fronte aquilano, però, è in ebollizione.

Per il momento dal centrodestra non c’è l’idea di rinfocolare la polemica perché l’operazione-Pescara, secondo fonti autorevoli, viene considerata non in danno dell’Aquila, semmai di altri territori.

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Le prospettive del Dea di secondo livello, infatti, sono funzionali (tipologia dei reparti) e non legate alle strutture. E in questo Pescara sta esattamente come L’Aquila: in entrambi i casi mancherebbero delle specialità previste dai parametri nazionali. I fondi per Pescara, poi, come da autorizzazione della Protezione civile, ammontano a 7 milioni dal capitolo dell’emergenza.

Semmai bisognerà capire come la questione impatterà sulla programmazione degli interventi di edilizia sanitaria ex articolo 20, fissata da due delibere regionali dell’ex giunta D’Alfonso e congelata per il ricorso ai project financing, quindi interventi dei privati, che l’attuale governo regionale vuole invece abolire.

E ancora. Sul finanziamento della centrale unica del 118, il centrodestra fa filtrare una grande irritazione: ci sono solo, attualmente, i 2,1 milioni donati dall’Emilia Romagna, la cui erogazione è condizionata all’individuazione di un lotto funzionale.

A dicembre 2017 le carte erano tutte pronte, ma la questione finisce incredibilmente nel dimenticatoio nei cassetti dei tecnici dell’Asl aquilana. Solo a febbraio di quest’anno, su input del sindaco Biondi, parte la lettera alla Regione Emilia Romagna per chiedere l’utilizzo dei fondi.

La risposta è una richiesta di ulteriore documentazione. E’ qui, ancora su pressing della politica, che scatta l’impegno a produrre tutto entro il 30 aprile prossimo. L’intervento, però, potrebbe scivolare perché la riprogrammazione degli interventi di edilizia sanitaria deve necessariamente, per legge, mettere davanti quelli per la prevenzione del rischio sismico.

Qui potrebbe scattare il ricorso agli attuali fondi dell’emergenza. Infine il Delta 7 dell’ospedale, che il Pd ritiene già finanziato. In realtà, come si legge in una delibera del dg Asl Testa, la 592 del 31 marzo, il referente dell’emergenza abruzzese, Alberto Albani (nominato dall’ex governatore D’Alfonso), con una mail del 25 marzo aveva chiesto di riproporre una tempistica più breve (30-60 giorni per la realizzazione) per gli interventi fissati dall’Asl: circa 3 milioni tra cui, appunto, il Delta 7.

L’Asl ha ottemperato il 31 marzo, ma per la definitiva autorizzazione sono trascorsi altri giorni, nonostante la richiesta di accelerare. Decisive le pressioni arrivate dal territorio: dal manager Testa ad alcuni medici, passando per il sindaco.

La “risposta” aquilana al Covid hospital, insomma, sarebbe già qui, tra i 3 milioni già autorizzati, quelli per completare la centrale 118 e ulteriori fondi per il potenziamento del laboratorio analisi. 
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