Immunizzarsi senza il vaccino, a Teramo arrivano gli “acchiappavirus”

Immunizzarsi senza il vaccino, a Teramo arrivano gli “acchiappavirus”
di Maurizio Di Biagio
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Giovedì 10 Febbraio 2022, 08:33


Cercasi virus disperatamente. Si sistemano nei salotti delle case, bevendo dalle bottigliette dove l'infetto ha sorseggiato un po' di acqua qualche secondo prima, colloquiano amabilmente, oppure se ne vanno in giro con la mascherina abbassata pur di infettarsi con il coronavirus che, a detta degli scienziati, potrebbe restare sospeso in aria fino a 20 minuti. L'immunizzazione che ne consegue li aiuta a non vaccinarsi, a bypassare l'appuntamento con il medico vaccinatore. Le categorie di persone sono variegate: c'è chi ha timore, chi invece è radicalizzato nelle proprie idee e anche chi da lontano ha sempre tenuto comportamenti alimentari light, cioè i salutisti della prima ora, e vede l'anti-Covid come un pericolo da sfuggire.
Da tempo in città c'è il fenomeno dell'acchiappavirus. Vincenzo, nome di fantasia, sanitario non vaccinato, racconta: «Per il momento evito i posti in cui chiedono il green pass». Anche lui è in cerca di Omicron. «La maggior parte di gente che conosco ci è riuscita e l'ha beccato in maniera molto soft, senza conseguenze, mentre altri malgrado tutti gli sforzi ancora non diventano positivi. Per farlo si va a casa di qualcuno infetto e si parla, si beve dallo stesso bicchiere e c'è chi fa pure di più, diciamo usando maniere più forti». Gli aspiranti infetti sanno cosa fare: «Prima di tutto, ci si preoccupa di avere a disposizione il consulto di un medico, quindi si fa incetta di antibiotici come Zitromax, solo per fare un nome, poi è la volta di lattoferrina, quercitina, e altro ancora, dipende dai casi». Alberto (nome inventato) oggi avrà il responso del test molecolare. Intanto è a casa con i sintomi del Covid: mal di testa, febbre, mal di gola, spossatezza. Ha già preso la Delta a fine estate, ora forse ha Omicron che gli toglierebbe le castagne dal fuoco «perché io il vaccino preferirei non farlo ma non posso permettermi di non andare a lavorare, fossi ricco non ci sarebbero problemi. Nel mio ufficio, portavo la mascherina calata e anche quando incontravo gente parlavo senza coprirmi. Dopo la mia prima immunizzazione spero di esserci ricascato, perché penso davvero che dopo cinque mesi le difese immunitarie si abbassino in maniera importante». Racconta che in diversi hanno cercato di bere nella bottiglietta di un infetto, la soluzione che va per la maggiore, «ma ci sono altri che usano altri metodi ancora più radicali, utilizzando bastoncini cotonati che sono stati a contatto col virus». Messo alle strette ha però confessato che se il risultato non dovrebbe essere quello sperato «allora mi vedrei costretto a fare il vaccino. Forse».
Maurizio Di Biagio

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