Calascio, Santo Stefano
e i borghi spettacolari
sulla strada di Campo Imperatore

Calascio, Santo Stefano e i borghi spettacolari sulla strada di Campo Imperatore
di Stefano Ardito
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Venerdì 7 Agosto 2015, 12:41 - Ultimo aggiornamento: 15:17

Un grande esperto delle montagne dell’Asia ha descritto i due volti del versante aquilano del Gran Sasso. Per Fosco Maraini, viaggiatore e alpinista fiorentino, Campo Imperatore “potrebbe essere Tibet”, e “ricorda la piana di Phari Dzong, a 4200 metri, sulla via tra l’India e Lhasa”. Quanto alle cime, “sul Corno Grande e sulle vette vicine avevamo ritrovato la pietra, i colori, la vegetazione delle Dolomiti”.

Maraini non ha scritto dei borghi fortificati – Castel del Monte, Calascio e Rocca Calascio, Santo Stefano di Sessanio – che si affiancano all’altopiano.

Sapeva però che i Medici, signori della sua Firenze arricchiti con il commercio della lana, erano diventati padroni di Sessanio. Oggi, per garantirsi materia prima, i Benetton posseggono tenute in Patagonia. Il mondo cambia poco.

I borghi dell’altopiano, da sempre, sono tra i luoghi più suggestivi d’Abruzzo. Intorno ai centri storici, mura italiche, fortilizi medievali e chiesette rurali sono mete di passeggiate tranquille. Dal lago Racollo, un sentiero sui pascoli porta ai ruderi dell’abbazia medievale di Santa Maria del Monte, in un paesaggio solenne.

Il terremoto del 2009 ha abbattuto il torrione cinquecentesco di Sessanio. Altrove i danni sono stati riparati, e i borghi sono ridiventati delle mete frequentate. La quota oltre i mille metri fa sì che anche il mese di agosto sia fresco.

Il commercio della lana non c’è più, ma il pecorino, il canestrato e le lenticchie fanno della zona un caposaldo della gastronomia d’alta quota. Strutture ricettive accoglienti e alla portata di ogni budget (dall’albergo diffuso Sextantium al Rifugio della Rocca, dai bed & breakfast al campeggio-ristorante di Sessanio) rendono l’antica Baronia di Carapelle una delle poche zone d’Abruzzo dove il turismo legato ai parchi funziona.

Poi, naturalmente, si parte verso la montagna e i sentieri. Da Fonte Vetica, dove la strada di Castel del Monte raggiunge Campo Imperatore, inizia l’assolato sentiero che sale verso il Monte Camicia, e si affaccia dall’alto sugli spaventosi dirupi della parete Nord. Ai suoi piedi, intorno agli spacci degli allevatori locali, si alza verso il cielo il fumo degli arrosticini sulla brace.

La strada che traversa l’altopiano costeggia un canyon, raggiunge il Lago Racollo e il suo rifugio (che errore non aprire la strada da Santo Stefano di Sessanio anche d’inverno!), traversa terreni ideali per lo sci da fondo e le ciaspole. Lasciata a sinistra la strada che sale da Assergi si arriva all’albergo di Campo Imperatore, base per la lunga e frequentata salita al Corno Grande.

Qui le camminate possibili sono decine, di ogni difficoltà e lunghezza. Più in alto, il sole illumina le pareti delle Tre Vette e le loro vie di arrampicata. Un anello accessibile a tutti raggiunge la Sella di Monte Aquila (attenzione negli ultimi metri un po’ esposti) e scende dentro Campo Pericoli fino al rifugio Garibaldi, costruito nel 1886 e saltuariamente aperto. Da qui, nel remoto 1573, passarono Francesco De Marchi e compagni durante la prima ascensione del “Monte Corno”.

Al ritorno, una creata aerea ma senza difficoltà porta al rifugio Duca degli Abruzzi, costruito dal CAI di Roma nel 1908 e meraviglioso belvedere sul massiccio. Oltre al Corno Grande, al Pizzo d’Intermèsoli e al Cefalone si vede la conca aquilana. Luigi D’Ignazio e Carlotta Bonci, i gestori, accolgono con cordialità, buona cucina e iniziative culturali. Il blues qui è di casa.

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