Ai cacciatori italiani, sulla base del regolamento locale in vigore, è stato contestato il reato di tentato contrabbando di armi per la detenzione di un munizionamento non registrato. Questo ha fatto scattare il provvedimento di fermo e sulla vicenda si sono attivati sia la Farnesina che il consolato italiano in Serbia, paese per il cui ingresso in Europa sono iniziati a Bruxelles i negoziati di adesione. Insieme ai due ternani, oltre ad Angeletti, viaggiava anche un accompagnatore del posto, rilasciato dalla polizia, al quale sono stati poi affidati in custodia i cani, fino a quando tutta la storia non sarà definita, e i tre potranno tornare in Italia.
Il fermo dell'ex comandante Angeletti, come era comprensibile, ha suscitato numerose reazioni, soprattutto negli ambienti della Forestale dove l'ex sottufficiale è sempre stato apprezzato per la sua professionalità, ma anche nei comuni dove in passato ha prestato servizio, Monte San Giovanni e Poggio Mirteto in particolare, sono in molti a ricordare l'equilibrio della sua condotta.
Proprio perché considerato un esperto della materia, molti ritengono che l'ex sottufficiale e i due amici di Terni siano rimasti vittima di una leggerezza che, però, la diversa legge del paese balcanico dove si erano recato per una battuta di caccia punisce con severità.
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