“Le ossa della principessa”, cluedo-pink simbolo di un genere noir ormai abusato

“Le ossa della principessa”, cluedo-pink simbolo di un genere noir ormai abusato
di Carmine Castoro
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Venerdì 2 Maggio 2014, 18:52 - Ultimo aggiornamento: 20:10
Se qualcuno cercasse la tensione tagliente come lama di rasoio alla Hitchcock, le atmosfere ovattate e fumose alla Simenon, la perfezione degli intrighi a orologeria alla Agatha Christie, le tenebre della mente degli assassini seriali modello Faletti o Carrisi, in questo “Le ossa della principessa” di Alessia Gazzola, di certo non ne troverebbe traccia alcuna.



Una delusione che, a onor del vero, ormai appartiene incondizionatamente a tutto un genere noir che ha dimenticato sempre più nel tempo – e tranne poche controverse eccezioni – i paesaggi brumosi, le situazioni ansiogene, la suspense dei dettagli, le profondità patologiche, i turbamenti di identità frastagliate e fuori della norma, la credibilità di investigatori senza macchia e un po’ maledetti anch’essi, o di gran classe come gli intramontabili Poirot o Maigret. In questo, evidentemente, bypassato anche dalla super-produzione televisiva di canali satellitari internazionali che nell’ultimo decennio hanno sfornato una tale pletora di narrazioni a sfondo poliziesco, di grande smalto e acutezza, da aver raschiato, per così dire, tutto il raschiabile in termini di paure, omicidi, schizzi di sangue, labirinti dell’anima e ricostruzioni chimico-balistiche sull’ormai famigerata scena del crimine.



Alla Gazzola il piccolo, ma non trascurabile, merito di essersi inventata in Italia una sorta di genere definibile cluedo-pink, mosaico di pezzi sparsi, di tessere apparentemente slegate intorno al ritrovamento di un cadavere, e che alla fine si ricompongono in un puzzle più o meno verosimile, ma all’interno del quale, sul piano squisitamente letterario, prevalgono più che altro i temi sentimentali, i mini-plot collaterali, la mappatura pubblicitaria del quotidiano, le goffaggini alla Bridget Jones e tutto un reticolo di prequel e sequel intorno al personaggio pimpante, fragile e alquanto fantozziano di una specializzanda in Medicina Legale, Alice Allevi, che si trova (in questo come negli altri tre romanzi precedenti), suo malgrado ad aiutare il commissario Calligaris nella spinosa spiegazione di fatti e colpe.



Insomma, un giallo-manga, che apre senz’altro nuovi territori più per casalinghe e teenager che per gli appassionati del detecting, lasciando sul campo, in nome di una “chicken literature” garbata ma non travolgente, le sottili angosce che si cercano tradizionalmente dietro lame di coltello, corpi straziati, killer in fuga, e agguati nell’ombra.



La ragnatela degli eventi parte bene. La routine dell’Istituto dove lavora e studia la Allevi viene sconvolta un giorno da un evento drammatico: Ambra Negri Della Valle, la perfida e subdola collega che non fa altro che mettere in ridicolo la povera Alice ponendola di fronte ai suoi limiti, scompare misteriosamente. L’Ape Regina del “Santuario degli specializzandi”, da un giorno all’altro, senza lasciare alcuna traccia ha lasciato Roma e si è volatilizzata.



Alice e l’ispettore Calligaris decidono di scavare nella vita privata di Ambra, ma presto si accorgono che le piste seguite non portano ad alcun risultato rilevante. Un nuovo scossone arriva quando la procura chiama l’istituto legale per far esaminare delle ossa ritrovate in un campo: si tratta del cadavere di una giovane donna il cui scheletro si trova in posizione fetale, sepolto secondo un antico rituale proveniente da lontano.



Accanto ai resti una macabra scoperta: una coroncina di plastica, fedele riproduzione di una tiara da principessa. Il raggio di azione allora si sposta nei Territori Palestinesi, intorno agli scavi, alle ambizioni e alle relazioni più o meno clandestine che uniscono gli elementi di un gruppo di archeologi italiani con cui le due ragazze “missing” hanno avuto molto a che fare. Fino alla classica cattura del colpevole, morbida come tutto l’andamento un po’ “rosa schocking” della trama. Un giallo “di compagnia”, più che con i peli dritti e la schiena incollata alla poltrona…



Alessia Gazzola, nata a Messina nel 1982, è medico chirurgo specialista in medicina legale. Ha esordito nella narrativa con il romanzo “L’allieva”, che ha fatto conoscere e amare al pubblico italiano, e a quello dei principali Paesi europei dove è uscito, un nuovo e stravagante personaggio: Alice Allevi. Vive e lavora a Messina. E’ stata ospite al recente festival letterario “Libri al Centro” svoltosi a Roma al centro commerciale Cinecittà2.



Alessia Gazzola “Le ossa della principessa” (Longanesi, pagg. 346, euro 17,60)
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