Mafia Capitale, gli appalti pilotati: «Altri 24 a processo»

Mafia Capitale, gli appalti pilotati: «Altri 24 a processo»
di Valentina Errante
3 Minuti di Lettura
Sabato 3 Dicembre 2016, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 5 Dicembre, 10:39


ROMA Non è l'ultimo atto, la nuova richiesta di rinvio a giudizio per 24 persone, tra politici, funzionari comunali e imprenditori, è solo un altro tassello dell'inchiesta Mafia capitale. Corruzione, turbativa d'asta, rivelazione del segreto d'ufficio e finanziamento illecito dei partiti sono i reati contestati. Nell'elenco degli imputati ci sono anche l'ex capogruppo del Pd in Campidoglio, Francesco D'Ausilio, il suo capo staff, Salvatore Nucera, il dirigente preposto al verde di Eur Spa, Clelia Logorelli, il presidente della Cooperativa Capodarco, Maurizio Marotta, l'ex direttore del dipartimento Tutela ambientale di Roma Capitale, Fabio Tancredi, l'ex sindaco di Sant'Oreste Sergio Menichelli, l'appuntato dei carabinieri in servizio al Quirinale, Giampaolo Cosimo De Pascali. Ma arrivano nuove contestazioni anche per il re delle coop Salvatore Buzzi e l'ex dg Ama Giovanni Fiscon. Il filo rosso sono ancora gli appalti alle cooperative e gli affari di Luca Odevaine, l'ex componente del Tavolo per l'accoglienza del Viminale che si è defilato da questo processo con un patteggiamento. Davanti al gup dovrà invece presentarsi Marco Bruera, uno dei collaboratori di Odevaine, accusato di avere predisposto la documentazione fittizia per giustificare le tangenti. E torna davanti a un giudice anche la mega commessa da 91 milioni di euro per la realizzazione del centro unico di prenotazione della sanità del Lazio. Continuano invece le indagini su Marco Vincenzi, ex capogruppo Pd alla Regione, e il consigliere Eugenio Patanè.

LA MAZZETTA
Le accuse di corruzione e finanziamento illecito per D'Ausilio e Nucera sono tra gli episodi più recenti dell'inchiesta, risalgono anche agli ultimi mesi del 2014. Secondo il procuratore Giuseppe Pignatone, gli aggiunti Michele Prestipino e Paolo Ielo e i pm Giuseppe Cascini e Luca Tescaroli, l'ex capogruppo Pd al consiglio comunale e il suo capo staff avrebbero posto «la loro funzione al servizio di soggetti legati al gruppo Buzzi», ricevendo in cambio «la somma di almeno 12.240 euro». In concorso con Mirco Coratti, ex presidente del consiglio comunale già condannato, e il suo segretario, Franco Figurelli, facilitavano l'aggiudicazione di dieci gare al gruppo Buzzi con «la promessa di corresponsione di una porzione della somma di 130.000 euro (almeno 50mila) da parte di Buzzi, per compiere atti contrari ai doveri del proprio ufficio, consistenti nell'approvazione della liquidazione dei debiti fuori bilancio del Comune di Roma» poi approvati dall'assemblea capitolina il 30 ottobre del 2014. L'altra contestazione riguarda la «facilitazione» di alcune procedure negoziate del dipartimento Ambiente riservate alle cooperative sociali. Interventi per i quali i due imputati avrebbero ricevuto «la promessa del 5 per cento del valore dell'appalto.

IL RECUP
L'assoluzione di Maurizio Venafro, ex capo di Gabinetto del presidente della Regione Nicola Zingaretti, per la procura, non ha mutato la ricostruzione della gara da 21 milioni di euro per il centro unico di prenotazione della sanità nel Lazio. L'ipotesi di turbativa d'asta è stata comunque riconosciuta dal Tribunale, che ha condannato l'imprenditore Mario Monge a un anno e quattro mesi. Adesso i pm vogliono mandare a processo con la stessa accusa Maurizio Marotta, presidente del cda e dg della coop Capodarco, che «in concorso» con Venafro, il consigliere regionale del Pdl Luca Gramazio, Buzzi, Massimo Carminati e altri avrebbe preso parte alla lottizzazione della mega commessa.

Dopo il deposito delle motivazioni della sentenza è probabile che i pm impugnino l'assoluzione dell'ex capo di gabinetto di Zingaretti.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA