Verdini e i ruoli chiave: «I direttori sono nostri». La corsa per collocare manager amici che avrebbero indirizzato gli appalti

Tommaso non va all’interrogatorio e invia una dichiarazione al gip: non rispondo

Verdini e i ruoli chiave: «I direttori sono nostri». La corsa per collocare manager amici che avrebbero indirizzato gli appalti
di Valentina Errante
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Giovedì 4 Gennaio 2024, 07:01 - Ultimo aggiornamento: 07:02

ROMA Tutto ruotava intorno alla gestione delle nomine. Perché dagli incarichi assegnati dal governo all'interno delle aziende pubbliche ad amici di Verdini & co dipendeva la soddisfazione dei clienti imprenditori della società di lobbyng Inver: appalti di milioni. E la crescita del prestigio per la mediazione di Tommaso Verdini e Fabio Pileri, nella quale di fatto aveva un ruolo centrale anche l'ex senatore azzurro Denis, con le pressioni sulla politica.

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In cambio i clienti pagavano consulenze, che per la procura di Roma sarebbero state false. Per questo il gruppo di affari avrebbe lambito la politica anche attraverso cortesie, come la prenotazione di una stanza all'Hotel de la Ville di Milano per il sottosegretario Federico Freni in occasione della prima della Scala del 2021.
Ieri, con una scelta a dir poco irrituale, sicuramente "stonata" per i più esperti avvocati, Tommaso Verdini, dal 28 dicembre ai domiciliari come il suo socio Pileri e tre imprenditori, non si è presentato all'interrogatorio di garanzia. Mandando al gip una dichiarazione con la quale comunicava l'intenzione di avvalersi della facoltà di non rispondere.

LE NOMINE

Le liste da collocare nei posti strategici sarebbero state consegnate direttamente ai vertici delle aziende o alla politica. «A me mi dicono, finché si tratta di fare direttori... Direttori io sono in grado oggi di farteli, per quanto riguarda le parti sotto i direttori bisogna aspettare i tempi. Per quanto riguarda Fs gli abbiamo dato sei direttori», dice intercettato Tommaso Verdini nel giugno del 2022. E il socio Pileri replica: «Sei nomi per farli direttori. Cinque oggi sono direttori. Uno è saltato e dal primo luglio avrà un contentino, perché tanto qua gli abbiamo dato due quadri, uno è Luca, uno è Andrea Destro (oggi ceo di Fs park spa non indagato ndr)». E a marzo dello stesso anno commentavano i due soci: «Mi sembra che tutto quello che stiamo facendo stia andando nella direzione giusta». E i militari del Nucleo di polizia economico finanziaria di Roma hanno annotato: si evince «come le richieste della Inver sulla ricollocazione di alcuni dirigenti a loro graditi nel Gruppo Fs fossero state accolte dal Chief corporate affairs officer del Gruppo FS, Massimo Bruno». Del resto quando Aldo Isi era stato nominato ad vertice di Anas al posto di Massimo Simonini, coinvolto nell'indagine, Pileri aveva commentato: «È un carissimo amico» sottolinea ancora la Finanza: «Tenendo a precisare che si tratta di un "amico, amico, amico, amico, amico, amico, amico, amico" (ripete otto volte la parola "amico").». Anche quando Bruno aveva avuto l'incarico, Pileri scherzava: «Il 10 gli mettiamo il sigillo con Massimo Bruno». E proprio parlando del Chief corporate affairs officer del Gruppo Fs, il socio di Verdini metteva in risalto il ruolo della Inver: «Al riguardo - si legge in un'informativa - Pileri, nell'evidenziare il fatto che lui abbia dovuto trattare, comunica che Ferraris (ad di Ferrovie) gli conferirà l'incarico sulla progettazione del Pnrr che gli permetterà di conservare lo stesso stipendio». Affermazioni che per gli investigatori sembrano confermare «che i soci Inver riescano a incidere in maniera determinante sulle nomine all'interno di Fs e Anas, attraverso le loro relazioni con i dirigenti apicali»

INFORMAZIONI PRIVILEGIATE

E sarebbero proprio questi agganci all'interno della aziende a spianare il terreno per gli appalti dei clienti. Pileri spiega le sue strategie: «Beh, Chicchiani (Stefano Chcchiani uno degli imprenditori ai domiciliari ndr) ha vinto l'accordo quadro in Umbria di 16 milioni di gallerie, andò in Ati con Gemmo, perché diciamo che erano andati in Ati insieme e l'accordo quadro di Stefano non è arrivato per grazia ricevuta, ma è arrivato perché è stato fatto un lavoro e loro erano due anni che, come impiantistica, non stavano facendo nulla e, invece, hanno finanziato, 2 mesi fa, i soldi per fargli fare impiantistica! Gli ho dato gli accordi quadro che stavano per uscire, quindi c'avevano tutto il tempo per studiarseli. Glieli ho dati, come li ho dati a Ciccotto (Angelo Ciccotto l'altro imprenditore arrestato ndr) e Ciccotto se li è studiati bene, bene, bene. Loro un mese e mezzo c'hanno avuto!». E l'interlocutore risponde: «Cosa vuoi dire che gli hai dato gli accordi quadro? Gli hai detto che uscivano?». E Pileri: «No, gli ho dato le chiavette! Con i disciplinari! Prima che venissero pubblicati. Non tutte le aziende ce l'hanno. Cioè, invece di aspettare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale loro un mese prima ce l'avevano. Poi mo ne escono altri».

L'HOTEL

Alla vigilia della prima della Scala, dopo avere procurato i biglietti al sottosegretario Federico Freni, Tommaso Verdini si preoccupa di trovargli un alloggio all'hotel de la Ville di Milano, proprio a due passi dal teatro. E per prenotare chiama direttamente l'azionista e presidente di Federalberghi Bernabò Bocca: «Siamo alla Scala, alla prima. E volevo prenotare da te, tre camere all'Hotel de la Ville, non so se c'hai posto. Siamo in tre, una per la mamma, una per me e Flavia e una per Federico Freni che viene su con noi».

 

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