Appalti, gli avvisi saranno solo online. Salta il rinvio, la misura è legata al Pnrr

A rischio l'assegno della quarta e quinta rata del piano

Appalti, gli avvisi saranno solo online. Salta il rinvio, la misura è legata al Pnrr
di R. Ec.
4 Minuti di Lettura
Martedì 13 Febbraio 2024, 22:44 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 12:26

Gli avvisi di gara degli appalti potranno essere pubblicati solo online e non più sui giornali. Non è stato infatti approvato l’emendamento alla legge di conversione del decreto Milleproroghe che spostava di un anno, dal 1° gennaio 2024 al 1° gennaio 2025 l’entrata di vigore delle nuove regole. Questo nonostante il pressing di parte della maggioranza e l’allarme sulla trasparenza lanciato dalla Fieg, la federazione degli editori, e dall’Anac, l’Autorità anticorruzione. A pesare e rendere inevitabile la bocciatura da parte della maggioranza sarebbe il Pnrr e in particolare gli obiettivi negoziati in passato e già raggiunti sulla digitalizzazione e gli appalti pubblici, legati alla norma.

Pnrr, il freno burocrazia: in ritardo 3 progetti su 4. Nel 2023 speso il 7,4% dei fondi stanziati


COSA POTEVA SUCCEDERE
Venire meno a obblighi che risalgono in prima battuta al 2021, insomma, significherebbe rischiare che l’Ue possa chiedere indietro parte dei soldi della quarta rata, quella da 16,5 miliardi versata a dicembre. Oppure non saldare tutta la quinta rata da 12,2 miliardi, il cui pagamento si attende nei prossimi mesi. Tuttavia l’esecutivo sta seguendo da vicino il caso e non si escludono nuovi interventi a favore dell’editoria nei prossimi mesi.
Facciamo un passo indietro.

Dal 1° gennaio di quest’anno sono entrate in vigore le nuove regole che prevedono l’obbligo delle stazioni appaltanti di pubblicare gli atti di gara esclusivamente sulla Banca dati nazionale dei contratti pubblici, che è gestita dall’Anac. 


Per effetto delle nuove norme viene meno l’obbligo di procedere alla pubblicazione degli avvisi sui quotidiani nazionali e locali. Ma ora che è rimasto solo il web ci sono diverse pagine online vuote e link non funzionanti, oltre a collegamenti possibili solo dopo essersi registrati. Che qualcosa non abbia funzionato lo ha ammesso la stessa Autorità anticorruzione. «In questa prima fase di applicazione delle nuove modalità di espletamento della pubblicità legale», ha scritto il presidente dell’Autorità Giuseppe Busia, «sono pervenute all’Autorità numerose segnalazioni di operatori economici relative a collegamenti ipertestuali inseriti nei bandi di gara pubblicati tramite Bdnpc sulla Piattaforma pubblicità legale (Pvl) che non consentono di accedere alla documentazione di gara». Un grido d’allarme raccolto da diversi parlamentari, di maggioranza e opposizione. 


LE PROSSIME MOSSE
Forza Italia ha invitato il governo «ad una riflessione complessiva sulla crisi e lo stato dell’editoria». Secondo il capogruppo dei senatori forzisti, Maurizio Gasparri, il partito «se ne farà comunque carico, anche proponendo di destinare parte dei proventi delle nuove tasse a carico dei giganti della rete al sostegno dei giornali e dell’editoria nel suo complesso».


Gli editori, nel frattempo, sostenuti da un fronte bipartisan, insistono sulla funzione sociale degli avvisi d’appalto sui giornali, per garantire più trasparenza. In ogni caso, come detto, per ora sembra che i margini fossero praticamente nulli. Uno degli obiettivi della riforma del codice dei contratti pubblici (positivamente valutata dalla Commissione europea ai fini della quarta rata) era infatti costituito dalla completa digitalizzazione della procedura di affidamento. E ancora: uno degli obiettivi del Pnrr conseguiti al 31 dicembre scorso (e oggetto di verifica da parte della Commissione Ue ai fini della quinta rata) era costituito dalla piena operatività a partire dal 1° gennaio 2024 del sistema nazionale di e-procurement nel settore degli appalti pubblici.
Consentire in questo momento l’ulteriore pubblicazione degli atti di gara (per estratto e con effetto di pubblicità) sui giornali significherebbe insomma esporre l’Italia al rischio molto forte che la Commissione europea blocchi la procedura di valutazione della quinta rata e/o riduca l’importo delle somme già trasferite.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA