Lande, la sentenza che fa discutere: niente risarcimenti ai truffati

Lande, la sentenza che fa discutere: niente risarcimenti ai truffati
di Michela Allegri e Sara Menafra
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Sabato 7 Gennaio 2017, 08:01 - Ultimo aggiornamento: 8 Gennaio, 19:34

Non c'è pace per i risparmiatori finiti nella rete del Madoff dei Parioli, Gianfranco Lande, e dei suoi soci, menti di una maxi truffa da 300 milioni di euro. Se un anno e mezzo fa, dopo una sentenza della Corte d'Appello, le parti civili avevano incassato una sostanziale vittoria, ottenendo 6 milioni e mezzo a titolo di risarcimento danni, ora si trovano di nuovo con le spalle al muro: le vittime del raggiro non saranno le prime a essere risarcite. I giudici hanno infatti stabilito che quei soldi, legati a una polizza vita riconducibile a Roberto Torregiani, braccio destro del Madoff condannato in via definitiva a 3 anni e 2 mesi, debbano essere spartiti tra la massa dei creditori del fallimento di una società di fatto di cui facevano parte, oltre a Torregiani, anche Raffaella Raspi, ex compagna di Lande, e Giampiero Castellacci De Villanova.
Accogliendo l'istanza presentata dall'avvocato Francesco Romeo, che rappresenta il curatore Federico Marengo, i magistrati hanno ribaltato la sentenza emessa in appello nel giugno del 2015 e poi annullata dalla Cassazione.

LA POLIZZA
Nel 2011, era stato il gup Marco Mancinetti a stabilire la destinazione alle 150 parti civili del riscatto della polizza Credit Agricole Life Insurance, stipulata per conto di Torregiani dall'Unione Fiduciaria e finita agli atti dell'inchiesta del pm Luca Tescaroli. Quel provvedimento era poi stato modificato da un altro giudice che aveva stabilito che il ricavato dovesse essere restituito ai creditori del fallimento. La vicenda era quindi finita al vaglio della Corte di Cassazione, che aveva evidenziato che il provvedimento non fosse adeguatamente motivato con riferimento alla natura giuridica del rapporto negoziale intercorso tra l'imputato e la compagnia assicuratrice. Il 20 giugno 2014, la Cassazione aveva annullato l'ordinanza con cui il gup assegnava al curatore i beni di Torregiani colpiti da sequestro. Ora, però, la situazione si è ribaltata. Per i magistrati, infatti, il contratto in questione rappresenta «un mero strumento finanziario speculativo, non tipizzato da Torregiani per fini previdenziali». Questo, per la Corte d'Appello, porta alla nullità della restituzione del valore del riscatto della polizza alle parti civili, trattandosi di un bene che doveva, fin dall'inizio, essere compreso nella massa fallimentare.