Il tram Termini-Vaticano-Aurelio segna una spaccatura profonda fra commercianti e Campidoglio. Ieri pomeriggio, in Consiglio regionale, audizione doppia. Il presidente della Commissione Trasporti, Cosmo Mitrano (FI), convoca da una parte l’assessore alla Mobilità del Comune, Eugenio Patanè, e dall’altra le associazioni del commercianti accompagnate anche dalla vicepresidente della Società Italiana Sistema 118, Rossella Carucci.
Confcommercio, Confesercenti, Federmoda e Associazione Commercianti di via Nazionale, insieme all’Associazione per la tutela e la valorizzazione di via Nazionale hanno sciorinato tutto il lungo elenco di criticità e problemi.
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L’OPERA
Parliamo del progetto, pallino della lobby pro tram e degli pseudoambientalisti cari a una certa sinistra, di costruire una nuova linea tranviaria da Termini (palazzo Massimo) al Vaticano (piazza Risorgimento) e all’Aurelio (piazza Giureconsulti). In totale, ai 3 capolinea, si sommerebbero 18 (o 19, dipende da quale documento si legge) fermate intermedie lungo gli 8,9 km totali di binari, 8,2 fra Termini e Giureconsulti più 770 metri per la diramazione Vaticano.
Il tutto con cantieri da far partire ad aprile 2024 per terminare i lavori, su carta, a febbraio 2028 (con sospensione durante l’Anno Santo) per un costo totale preventivato di 294 milioni di euro, 120 coperti da fondi Pnrr e 174 da stanziamenti accantonati dal Ministero dei Trasporti.
I NO IN COMMISSIONE
«Come presidente dell’Associazione per la tutela e valorizzazione di via Nazionale - ha esordito il presidente, l’avvocato Marco Tullio Marcucci - ho presentato sia una istanza di annullamento in autotutela del progetto al Comune e a Invitalia (la società che sta gestendo l’appalto, ndr) che un esposto all’Anac.
USATE I BUS ELETTRICI
Poi è stata la volta dei commercianti che, in sequenza, hanno riassunto tutte le criticità ormai chiare e alle quali il Campidoglio continua a non fornire nessuna risposta.
«Il sistema commerciale dell’asse via Nazionale/Corso Vittorio soffre marcate difficoltà. Voglio ricordare che storicamente via Nazionale era un salotto buono, una strada di shopping e anche la via delle sfilate di carnevale. Ora abbiamo forti chiusure di tanti esercizi commerciali», ha esordito il direttore di Confcommercio Roma, Romolo Guasco, che ha aggiunto: «siamo contrari a quest’opera che taglia a metà il centro storico, appesantirà la circolazione in via IV Novembre e in via del Plebiscito mentre la tecnologia esistente consente di ricorrere a bus elettrici in grado di trasportare carichi analoghi a quelli di un tram, mezzi sui quali già oggi il Comune investe».
«Da quindici anni le Amministrazioni comunali hanno gestito male via Nazionale: divieti senza compensazioni di un trasporto efficiente, carenza di parcheggi e ztl. Il risultato è la chiusura di un 40% dei negozi. Non è questo il progetto utile per riqualificare la strada: dove sono stati portati i tram il commercio è peggiorato sempre. Ci sono i bus elettrici, usiamo quelli», ha attaccato Massimo Bertoni di Federmoda e titolare di uno storico negozio proprio su via Nazionale.
Altro attacco da David Hayon, presidente dell’Associazione commercianti di via Nazionale: «Il vetro si raccoglie la mattina. E va lasciato a bordo strada. Col tram che passa? Per il carico e scarico merci, già oggi il trasportatore è costretto a lasciare il mezzo sulla preferenziale. E col tram che passa?».
Quindi è il turno del presidente di Confesercenti, Valter Giammaria: «Ci sono mezzi meno impattanti di questo tram, i bus elettrici. Dove arriva il tram arriva il deserto commerciale».
Chiude il Sis 118: «Fate un focus sull’ospedale Santo Spirito: serve 160mila abitanti ma è in posizione strategica e ha importanti specialità».