Cantone: «Rifiuti, troppi affari, pronti ad occuparci di Roma»

Cantone: «Rifiuti, troppi affari, pronti ad occuparci di Roma»
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Martedì 2 Agosto 2016, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 3 Agosto, 08:34

Raffaele Cantone è il presidente della Autorità nazionale anti-corruzione. Che è spesso intervenuta, in varie regioni e in diverse città, nel settore degli appalti per i rifiuti. Ora nell’occhio del ciclone politico-sociale c’è Roma, la Capitale. E la bomba rifiuti rischia di diventare una grande emergenza nazionale. 

Presidente Cantone, Roma è ormai l’emblema dell’intreccio tra rifiuti e illegalità? 
«Non credo che sia diventata un simbolo. E’ una città in cui si sono create una serie di situazioni patologiche. Derivanti dal fatto che il sistema della gestione dei rifiuti non è stato portato in questi anni a una visione razionale. Si sono, per esempio, mantenute le discariche». 

Ma proprio il monopolista delle discariche, Cerroni detto Il Supremo, potrebbe essere richiamato in campo. E’ un errore o il male minore? 
«Non ho elementi specifici per esprimermi. Dico solo che la vera questione è superare la centralità delle discariche. Cerroni aveva il pregio di essere in grado di risolvere il problema dei rifiuti nell’immediato. Ma se dipendi dalle discariche, hai sempre bisogno di farne altre o, come è avvenuto, di ampliarle a dismisura». 

Il presidente dimissionario di Ama, Daniele Fortini, ha detto che scoppierà un’emergenza enorme. Anche lei crede che Roma possa diventare come la Napoli di otto anni e mezzo fa? 
«Mi auguro che quella di Fortini, che io conosco e ritengo un tipo molto competente, sia una previsione dettata soltanto da pessimismo. L’emergenza rifiuti a Napoli l’ho vissuta. Ed è stato per me e per tutti un momento particolarmente drammatico». 
 
Vede analogie tra ciò che Roma sta vivendo e potrà vivere e ciò che accadde nella sua città? 
«C’è un’analogia nel fatto che il ciclo dei rifiuti non si è chiuso né a Napoli in quell’epoca né a Roma oggi. Ma vorrei aggiungere che l’azienda napoletana dei rifiuti, l’Asia, non è una delle peggiori società municipalizzate. Ha dimostrato di avere una sua efficienza, pur avendo tanti problemi». 

Sta dicendo che l’Ama invece è un disastro? 
«Ce ne siamo in parte occupati e abbiamo verificato quanto il sistema sia farraginoso e quanto sia un’azienda troppo grande per poter facilmente funzionare». 

Di fatto, la questione immondizia è sempre più centrale ovunque. Lei come lo spiega? 
«La risposta è semplicissima. Perché i rifiuti sono uno dei più grandi affari che girano intorno alla pubblica amministrazione. Gli appalti per i lavori sono meno redditizi e sono di meno rispetto a quelli legati al ciclo dell’immondizia. E poi, la costruzione di un’opera pubblica può essere rinviata, per tutta una serie di motivi di ogni genere, mentre la gestione dei rifiuti no. Riguarda la quotidianità di tutti». 

Ma è mai possibile che ogni volta che si parla di rifiuti si finisce - e anche a Roma, e non solo per Mafia Capitale - a parlare di opacità, di illegalità e di corruzione? 
«Questo accade per una serie di motivi. Anzitutto perché si tratta di un settore nel quale moltissime imprese sono state infiltrate dalla criminalità organizzata. Questo è l’ambito in cui si sono avuti più provvedimenti d’interdizione da parte dei prefetti. Un’altra ragione per cui rifiuti rappresentano una questione complicata sta nel fatto che esiste una diversità normativa tra i vari territori. Ogni regione ha un sistema normativo autonomo per quanto riguarda i criteri di gestione della raccolta e dello smaltimento dell’immondizia». 

E ciò crea confusione e facilità di corruzione? 
«Questa diversità si spiega con il fatto che ogni regione, a seconda della propria specificità territoriale e ambientale, ha bisogno di una propria politica. Ciò ha creato differenze che incidono moltissimo sul sistema organizzativo e quindi anche sui costi». 

Quali consigli darebbe al sindaco Raggi e alla sua giunta, per risolvere il problema rifiuti e garantire la legalità del sistema? 
«Ho le mie idee ma non intendo entrare nello specifico. Anche perché il settore rifiuti a Roma potrebbe essere oggetto d’interesse dell’Anac, come è avvenuto per la Puglia, per la Sicilia e per altre realtà». 

E Fortini, alla luce dell’attività svolta, meriterebbe di restare o le dimissioni sono opportune? 
«L’ho conosciuto ai tempi dell’emergenza di Napoli, ma poco. L’ho conosciuto meglio nell’ultimo anno, quando ci siamo occupati degli appalti legati a Mafia Capitale. Come ho già detto, sono convinto che sia un professionista che conosce bene la materia. Ma mi astengo dal giudizio su come ha operato, anche perché è arrivato all’Ama da pochissimo tempo. Trovando una situazione che era nota a tutti. Soprattutto sul piano delle assunzioni clientelari e degli appalti, che sono stati dati anche a Buzzi e ad altri soggetti legati a Mafia Capitale». 

Non potrebbe restare? 
«Questa è una scelta che spetta all’azionista e quindi al Comune di Roma». 

L’Anac, in relazione a Mafia Capitale, ha chiesto all’Ama gli atti relativi ai rapporti contrattuali con le imprese che si sono aggiudicate appalti. In quelle carte figura anche la Bioman con cui collaborava l’attuale assessore Muraro? 
«Non ho elementi per parlare di questo. E neppure per valutare eventuali conflitti d’interesse della Muraro». 

La Raggi dice che il Pd non può parlare di rifiuti, in quanto è il principale colpevole del disastro.Lei che cosa ne pensa? 
«Penso che le scelte del passato stiano producendo ora gli effetti negativi. Ed è difficile dire a chi siano imputabili. Sono scelte sedimentate nel corso del tempo, e molto segmentate. Non ho ruolo per intervenire sulle responsabilità politiche di queste scelte. Ma ripeto: il sistema della dipendenza dalle discariche ha creato questa situazione che è sotto gli occhi di tutti».

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