Rifiuti Roma, nuove accuse alla Muraro. Gelo M5S: se indagata lasci

Paola Muraro
di Simone Canettieri e Mauro Evangelisti
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Mercoledì 3 Agosto 2016, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 4 Agosto, 08:46

«La dottoressa Paola Muraro in Ama non era una semplice consulente. E se ha visto una truffa, avrebbe dovuto denunciarla alla procura, non comunicarla a un compagno di scrivania». Dice anche questo l'atto di accusa all'assessore a 5 Stelle ai rifiuti del Comune di Roma di Daniele Fortini, presidente dell'Ama (ieri è stata protocollata la lettera con cui il sindaco Raggi ha accolto le sue dimissioni), nel corso dell'audizione della commissione bicamerale sulle Ecomafie.

Fortini si sfoga per il «processo mediatico» subito dall'assessore Muraro, per dodici anni consulente Ama, «per l'imboscata subita» con il blitz in azienda trasmesso in diretta Facebook. «Ma la Muraro è stata una persona influente, non doveva solo monitorare l'inquinamento degli impianti, altrimenti non avrebbe avuto la possibilità di fare una certa cosa...». Cosa? Fortini ricorda il caso dell'assunzione, avallata dall'allora ad Panzironi e da un esperto condannato da Parentopoli nel 2010. Secondo Fortini, il capo impianto assunto nell'infornata di Parentopoli, non dichiarò i precedenti giudiziari per truffa e traffico illecito dei rifiuti; e nella sua pagina Facebook chiederà poi di votare la Raggi per la scelta di assessore di Paola Muraro, con cui dichiara di avere «una amicizia ventennale».

Fortini ricorda che in azienda si dice che la Muraro fu presa, 12 anni fa, come consulente perché segnalata da un maresciallo dei Noe «in quanto un collega, marito della Muraro, si trasferiva dal nord a Roma». Non solo: proprio i Noe arrestarono, commettendo un errore, un giovane ingegnere di Ama, sbagliando il titolare dell'utenza telefonica intercettata, che era invece in dotazione a un altro dirigente. «Proprio colui, il dottor Muzi, che era al fianco della Muraro nel corso del blitz in diretta Facebook. Ecco, questo mi ha colpito». Di Muzi si parla come futuro direttore generale.
 
GUERRA
E' scontro totale tra Fortini e Muraro. Il presidente dell'Ama parla anche del pericolo che «la ndrangheta» si infiltri nel business dei rifiuti romani. «La Pmr service è stata coinvolta in una recente operazione sulla ndrangheta, in passato faceva movimentazione di rifiuti nella vasche tmb, ma il rapporto fu interrotto grazie al lavoro del nostro ex dg Filippi». Fortini lancia l'ennesimo affondo a Paola Muraro. «Perché il primo blitz viene al Tmb di Rocca Cencia e non al Salario? Perché vanno là con la Muraro che dice non c'entro niente, qui ho sempre denunciato che le cose non vanno?» A Rocca Cencia, dice Fortini, «c'è un'inchiesta che potrebbe riguardarla, al Salario no».

Fortini attacca l'ipotesi di usare il tritovagliatore di proprietà di Cerroni, invocato invece dalla Muraro proprio nel blitz all'Ama «Il tritovagliatore è un imbroglio. Quell'impianto non doveva state lì. L'ordinanza del presidente della Regione Polverini, del 2010 diceva a Colari che andava realizzato a Malagrotta. Con una serie di raggiri è stato realizzato a Rocca Cencia. Fosse stato fatto dentro Malagrotta, Ama avrebbe pagato 104 euro a tonnellate, non i 175 che pretendeva Colari. Ho portato tutto in procura». Chiaro, no? Secondo Fortini usare il tritovagliatore di Cerroni a Rocca Cencia è illegale, secondo la Muraro invece è utile. Colari, con una nota, ha rivendicato la regolarità dell'impianto.

IN BILICO
Critiche, nel corso dell'audizione, all'incontro segreto della Muraro (non ancora assessore), il parlamentare Vignaroli e lo stesso Fortini con Cerroni. Fortini: «Ma la Raggi è inconsapevole di quanto sta succedendo sul tema rifiuti, non è colpa sua». La Muraro ribatte: «Vado avanti, non ho nessun conflitto. A ridurre così Roma è stata la dirigenza dell'Ama». Ieri sera si ha incontrato il mini direttorio romano (unico assente Vignaroli) per fare il punto sul futuro di Ama (oggi sarà annunciato il prossimo amministratore unico al posto di Fortini) ma soprattutto per recepire un messaggio: la fiducia del M5S è a tempo.

Un concetto spiegato bene dall'europarlamentare Fabio Massimo Castaldo, uscendo dal Campidoglio: «Se dovessero esserci cambiamenti fondamentali di circostanza ne prenderemo atto». Traduzione: se la Procura dovesse intervenire, indagando l'assessore, il M5S non ci penserebbe un attimo a scaricarla. Questo concetto con toni e modi più felpati le è stato rappresentato ieri dallo staff grillino capitanato dalla senatrice Paola Taverna.

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