Terremoto, mutui bloccati e sussidi Un miliardo in più per ricostruire `

Terremoto, mutui bloccati e sussidi Un miliardo in più per ricostruire `
di Mauro Evangelisti
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Sabato 29 Ottobre 2016, 07:19 - Ultimo aggiornamento: 30 Ottobre, 11:17

dal nostro inviato

VISSO Si allunga la lista dei comuni da ricostruire o ristrutturare. Si aggravano i danni, non solo per gli edifici pubblici e privati, ma anche per chiese e monumenti. Dopo il terremoto terribile del 24 agosto, le nuovi forti scosse del 26 ottobre hanno reso ancora più complicata ed onerosa la ricostruzione. Soprattutto: le risorse previste nel decreto del governo del 17 ottobre non sono sufficienti. Si parla di 4,5 miliardi spalmati in cinque anni (3,5 per l'edilizia privata, 1 per quello pubblico), ma nelle regioni colpite dalle due scosse di mercoledì è già evidente che serviranno fondi aggiuntivi.

LE STIME
Almeno un miliardo in più, con una stima prudenziale. In parallelo si gestisce l'emergenza: il dipartimento di protezione civile ha pronta una ordinanza, fotocopia di quella successiva al 24 agosto che di fatto amplia la sua validità anche all'ultimo sisma, sulla base del provvedimento dell'altro giorno del governo. Prevede il Contributo di autonoma sistemazione per gli sfollati che intendono trovarsi da soli un appartamento (200 euro mensili a persona, fino a 600 euro per nucleo familiare). Consente la sospensione dei pagamenti dei mutui a chi ha avuto la casa o un negozio danneggiati. Possono essere prorogati con provvedimento dei prefetti, anche per un periodo superiore a 15 giorni, i termini delle operazioni bancarie e finanziarie in scadenza nel periodo di mancato funzionamento degli istituti di credito.

Eppure, in una fase così drammatica, il 3 novembre ci sarà un primo passaggio reale che guarda alla ricostruzione. «Il commissario Errani emetterà il provvedimento che consentirà di partire con il recupero dei cosiddetti B leggeri, vale a dire gli immobili inagibili per i quali sono però sufficienti piccoli interventi di messa in sicurezza. Ecco, già questo rappresenta un segnale di speranza per il futuro», dice Luca Ceriscioli, governatore delle Marche.
Primo nodo. Il piano poi per la ricostruzione, nelle Marche e in Umbria dovrà ripartire da una nuova verifica dell'agibilità tutti gli edifici, non solo quelli che in precedenza non erano stati colpiti dal terremoto, ma anche quelli che, controllati, dai tecnici, avevano avuto il via libera. Catiuscia Marini, presidente della Regione Umbria: «Prima di tutto abbiamo bisogno che il decreto vada rapidamente avanti, perché comunque si può partire con la ricostruzione cosiddetta leggera. Ma la nuova scossa è a tutti gli effetti un secondo terremoto. Sulla base di una prima stima qui serviranno almeno il 20 per cento di risorse in più». Alcuni esempi: Spoleto, dopo il 26 ottobre, ha un numero molto alto di segnalazioni di danni, perché una parte del territorio è in un lato della Valnerina. La stessa Perugia ieri ha visto lo sgombero di una delle residenze universitarie perché i vigili del fuoco hanno constatato la presenza di lesioni nel padiglione. Ancora: alcune frazioni di Norcia, come Campi dove è crollata una chiesa medioevale di grande importanza come San Salvatore, due mesi fa ebbero lievi danni, ora sono vere e proprie zone rosse. Catiuscia Marini è convinta che rispetto al 24 agosto, i danni ai beni culturali siano assai più gravi.

IL CONFINE
Se si oltrepassa il confine e si arriva nel Maceratese la situazione diventa perfino peggiore. Un esempio per tutti: la città di Camerino non era stato inserita nella lista dei comuni colpiti dal sisma, nel cratere, mercoledì ha invece subito danni rilevanti nel suo centro storico. Camerino ha 7mila abitanti che diventano 15mila se si contano gli studenti. «Ecco una prima modifica necessaria al decreto - ricorda il governatore delle Marche Ceriscioli -: ipotizzare una soluzione anche per gli universitari ospiti di Camerino». Per altre città che sono sì nell'elenco del decreto, come Visso, Castelsantangelo sul Nera e Ussita, il 24 agosto erano stati registrati danni di medio-bassa gravità, purtroppo le scosse del 26 ottobre hanno invece reso inagibili praticamente tutti gli edifici e trasformato in tristi zone rosse i magnifici centri storici. In sintesi: anche qui il conto finale di quanto servirà per ricostruire nei prossimi cinque anni, aumenta, in una percentuale non dissimile, se non superiore a quel più 20 per centro ipotizzato in Umbria. «Temo che da noi - scuote la testa il governatore delle Marche - sarà sensibilmente più alto».

Non è irragionevole pensare che, sia necessario, rispetto ai 4,5 miliardi iniziali, almeno un miliardo aggiuntivo. Ricostruzione più complicata e più onerosa, dunque, ma anche la dimostrazione che non ci si ferma. La Regione Lazio da lunedì inizierà le opere di urbanizzazione per i villaggi con le casette di Amatrice. «Noi non ci arrendiamo, resistiamo anche dopo il secondo sisma, ci mancherebbe altro, dove andiamo? I pericoli esistono ovunque, allora il mostro lo devi combattere».