Tra dormitori, hotel e auto: il dramma dei 4mila sfollati del terremoto

Tra dormitori, hotel e auto: il dramma dei 4mila sfollati del terremoto
di Mauro Evangelisti e Maria Lombardi
4 Minuti di Lettura
Venerdì 28 Ottobre 2016, 07:59
dai nostri inviati
CAMERINO - Un paio di scarpe di vernice nera con il fiocchetto lasciate accanto a un portone nella fuga. L'intonaco sbriciolato le ha impolverate. La vita a Camerino è sparita di colpo, ora è solo silenzio e calcinacci. Alcuni pupazzi di Halloween nelle strade deserte di Visso, nel centro storico tra le pareti con le crepe non sono rimasti che loro per una festa che non ci sarà. Le case vuote, la gente in strada: tremila a Camerino, ottocento a Visso, e altri ancora. Quattromila sfollati finiranno sulla costa. E forse la conta non è finita.

Dal centro di Camerino sono tutti scappati di corsa, lasciandosi alle spalle tegole e tetti che cadevano giù e macchine sepolte dalle pietre. Scomparse anche le auto insieme al presente e a un bel po' di storia. Zona rossa, non si può entrare. Solo Rita Betty, 89 anni, è rimasta. Se la sono dimenticata nel palazzo di via Cesare Battisti. Fuggivano gli inquilini insieme agli altri residenti. Gli studenti correvano in strada, urlavano e si chiamavano, «avete visto Chiara?», lei era già avanti verso i giardini di piazzale della Vittoria, solo due euro in tasca e senza documenti. Ha ancora solo due euro e le dovranno bastare.

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Ma Rita Betty non si muoveva e non avrebbe potuto. «Sono rimasta senza luce, il telefono non funzionava, non sapevo come chiedere aiuto. Camminavo al buio tra i vetri rotti e i cocci, ho anche una protesi alla gamba», l'ex insegnante la mattina dopo trova ricovero nella macchina di una troupe televisiva in attesa che arrivi l'ambulanza. «Quando finisce? Pensavo mentre c'era la seconda scossa. Adesso penso ogni momento: quando arriva la prossima?». Non pensa ad altro l'infermiera dell'ospedale di Camerino, alla prossima. Perché questo pensiero l'ha salvata. «Avevo una casa a Verrico, vicino ad Amatrice. Ero lì la notte del terremoto del 24 agosto, è stato un uragano. Una paura che sembrava due. La casa l'ho perduta, mia sorella non ha più il negozio, ma siamo vivi».
Il marito Gianluca spinge il passeggino con i due bambini, uno e due anni, davanti al campo sportivo di Camerino, alle Calvie. «Ci siamo trasferiti a Camerino perché lavoro qui e non avevamo più casa. Quando l'altra sera ho sentito la prima scossa ho pensato che ce ne sarebbe stata un'altra più forte. E' arrivata ed eravamo pronti, io ho preso il bambino e mi sono nascosta sotto il tavolo, mio marito con la figlia si messo sotto l'architrave. Siamo salvi anche stavolta, ma dal 24 agosto non dormiamo più. Ho vissuto pure il terremoto dell'Aquila. Questi sono traumi che non passano, tremo sempre e non penso ad altro che alla prossima». L'infermiera è il marito hanno lasciato anche la casa di Camerino, dormono nel campo del centro sportivo con altre 800 persone, una brandina attaccata all'altra, c'è chi si riposa dentro la rete del calcetto. Lei si sveglia tra gli sfollati e va in ospedale.

«Oddio, cos'è? Un'altra scossa». Non è niente, solo l'armadietto su cui ha poggiato la schiena che si muove. Aldo Polzonetti si scusa, non voleva far spaventare nessuno. È in fila insieme a tanti altri senza casa davanti all'ufficio recupero beni, al Cotram dove c'è l'altro dormitorio allestito per chi non sa dove dormire, oltre 350 brandine. «Facciamo la domanda per tornare a casa accompagnati dai vigili e prendere qualcosa. Non abbiamo niente, siamo scappati».

IL CUORE DEL PAESE
Del centro storico di Camerino parla già al passato. C'è la fila di ragazzi davanti al pullman per Roma, «torno a casa in Sicilia», Daniela 22 anni non ha nemmeno la carica per il cellulare e i libri per l'esame di economia. Settemila residenti a Camerino, tremila adesso senza casa, tra il centro storico e gli altri quartieri sgombrati. Dice il sindaco, Gianluca Pasqui, che tante attività non riprenderanno. La mamma di Lorella Bonifati è scappata da casa con le stampelle, ha quasi 80 anni. «In un attimo tutto è venuto giù, anche i piatti sono saltati dalla lavastoviglie».
L'ex sindaco Dario Conti pensa ai suoi due micetti e a quel che sarà di Camerino, «è molto preoccupante, tantissime le case lesionate». E tanti ricordano adesso le crepe sulla chiesa che ha perso il campanile. «Sono comparse il 24 agosto e un muro si era gonfiato, perché non hanno fatto nulla».

IL FREDDO
Fa freddo a Visso, «ma noi dormiamo in macchina, le nostre case hanno tenuto quando ci danno il via libera torniamo», giurano Gabriella e Rina. Che fare di un paese con il due terzi delle abitazioni inagibili? , promette il sindaco Giuliano Pazzaglini. «Diamo tre opzioni ai cittadini: i dormitori che stiamo allestendo, un contributo se trovano una sistemazione e gli hotel di Civitanova». In centro non c'è più nessuno, gli abitanti stanno ammassati nel prefabbricato di legno che dopo il 24 agosto ospitò gli sfollati. Chi ha bambini è pronto a spostarsi, un signore di 99 anni allarga le braccia, «scosse così forti mai sentite».

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