Vendita di beni e servizi, il record di entrate pro-capite a Picinisco

Vendita di beni e servizi, il record di entrate pro-capite a Picinisco
di Antonio Visca
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Domenica 6 Agosto 2023, 09:06

Diversificare le entrate è importante per la sostenibilità degli enti della pubblica amministrazione: aiuta ad avere una maggiore stabilità economica e quindi a mantenere la macchina amministrativa e a gestire le esigenze più pratiche delle comunità. Una tra le voci dei bilanci dei comuni è quella relativa alla vendita di beni e servizi forniti dal comune.

Nel 2021 compone in media l'8% degli incassi totali delle amministrazioni. È quanto emerge da un report di Openpolis che ha messo a confronto gli introiti delle amministrazioni comunali per la vendita di beni e servizi. Nel Lazio ai primi posti, come entrate pro capite, ci sono due comuni della provincia di Viterbo, San Lorenzo Nuovo (2.004,80 euro) e Grotte di Castro (1.432,66) e uno di Roma, Vallepietra (1.414,93 euro). Appena fuori dal podio troviamo il primo della provincia di Frosinone: Picinisco con 1.397,76 euro.

Sempre per quanto riguarda le entrate pro capite, il secondo comune ciociaro che troviamo in classifica è Villa Latina, al nono posto, con 747,88 euro. Per completare il podio tutto ciociaro dobbiamo scendere fino al ventiduesimo posto in Regione occupato da Filettino con 410,86 euro.

I "NUMERI"

I comuni ciociari più grandi hanno invece entrate pro capite relativamente basse: Fiuggi 125,46 euro, Frosinone 68,43 euro, Isola del Liri 60,57 euro, Cassino a 60,44 euro, Sora 60,39, Ferentino a 58,91 euro, Alatri 34,28 euro, Anagni 33,96 euro, Veroli a 14,42 euro. Per quanto riguarda le entrate assolute per la vendita di beni e servizi, Roma è il primo comune in regione con 383.914.658,51 euro. Al secondo posto Latina con 7.517.669,37 euro, segue al terzo posto Fiumicino (Roma) con 5.666.424,11 euro. Per trovare Frosinone, primo comune ciociaro come entrate assolute, bisogna scendere fino al ventitreesimo posto con i suoi 2.999.269,72 euro. Openpolis spiega che: «una parte degli introiti dei comuni deriva da tutte quelle fonti che non sono legate direttamente alla riscossione di tasse e imposte e che vengono definite entrate extra-tributarie. Fanno parte di questo titolo per esempio le riscossioni dal controllo e dalla repressione degli illeciti, oltre alle entrate derivanti dalla gestione e dalla vendita di beni e servizi, che si suddivide a sua volta in tre componenti distinte. La prima comprende tutti gli importi legati alla vendita nel mercato di beni e servizi da parte dei comuni. Alcuni incassi contabilizzati in questa sezione sono legati alla vendita di beni floreali, faunistici, sanitari o energetici. Sono comprese anche le entrate per servizi forniti dal comune, come gli incassi dalle case di cura per anziani e disabili, gli asili nido, i parcheggi a pagamento e molte altre prestazioni per le quali è previsto un pagamento. La seconda componente è invece dedicata agli introiti derivanti dalla gestione dei beni. Si comprendono le entrate relative ai canoni per l'utilizzo e la concessione di beni dell'ente comunale, messi a disposizione come fitti, noleggi e locazioni per beni mobili e immobili. Sono infine inseriti anche i proventi derivanti dai diritti per lo sfruttamento di risorse naturali sul territorio di competenza delle amministrazioni».
Antonio Visca
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