Il naufrago eroe arrestato per violenze in famiglia: «Non ho picchiato mia madre»

Il naufrago eroe arrestato per violenze in famiglia: «Non ho picchiato mia madre»
di Matteo Bianchini
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Giovedì 10 Gennaio 2019, 09:53
«Non ho picchiato mia madre» è quanto avrebbe dichiarato Giovanni Amodio, il marittimo di Martinsicuro che nel pomeriggio di martedì scorso era stato arrestato dopo un'accesa lite avuta con la madre scatenata da questioni di soldi. Il 35enne, balzato agli onori delle cronache per la sua incredibile vicenda, avvenuta lo scorso ottobre, quando venne salvato a diverse miglia dal porto di Pescara dopo un naufragio durante il quale rimase in balia delle onde per oltre 40 ore, ieri mattina è comparso davanti al gip, all'interno del carcere teramano di Castrogno per l'udienza di convalida. Il giudice si è poi riservato di decidere e il marittimo è rimasto confinato all'interno del carcere teramano.

«Aspettiamo il pronunciamento - le parole dell'avvocato difensore Marco Sgattoni - poi vedremo su quale linea difensiva muoverci. La decisione dovrebbe arrivare entro la giornata di oggi». La famiglia, nel frattempo, si è chiusa nel silenzio e da quanto si apprende, dal giorno del suo arresto, non ha più avuto contatti con nessuno di loro, nemmeno con la moglie. Dopo l'incredibile salvataggio in mare, Giovanni divenne il simbolo di tutta la marineria abruzzese e al ritorno a casa, dopo il ricovero in ospedale a Pescara, venne accolto dal sindaco di Martinsicuro e dall'assessore regionale Dino Pepe che si complimentarono con lui consegnandoli anche una targa commemorativa. Dopo quei giorni, però, il 35enne tornò presto a dover fare i conti con la dura realtà: i problemi economici sempre più stringenti e quella barca, unico mezzo di sostentamento per lui e la sua famiglia - Giovanni è padre di un bimbo piccolo - non c'era più.

La madre nei giorni scorsi aveva acceso anche un mutuo per ricomprarla e aveva ricevuto anche una donazione dalla marineria di Martinsicuro - circa 700 euro racimolati con una raccolta fondi. Da quei terribili giorni d'ottobre, però, Giovanni non era ancora tornato in mare ed era profondamente cambiato: «Non era più lo stesso» dicono le persone a lui vicine. Quella vicenda lo aveva segnato soprattutto psicologicamente. Quel ragazzone dalla faccia buona, sempre allegro era diventata un'altra persona poi, nel pomeriggio di martedì, la triste vicenda della lite con la madre e l'arrivo dei carabinieri. I militari lo hanno fermato nella propria abitazione e addosso gli hanno trovato anche un coltello a serramanico. Inevitabili a quel punto le manette e il trasferimento nel carcere teramano di Castrogno con le accuse di atti persecutori, maltrattamenti in famiglia e possesso di coltello del genere proibito.
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