Covid, la rabbia degli ambulanti: «Noi dimenticati, da un anno non lavoriamo più»

Covid, la rabbia degli ambulanti: «Noi dimenticati, da un anno non lavoriamo più»
di Luca Telli
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Giovedì 8 Aprile 2021, 06:10 - Ultimo aggiornamento: 15:12

Parlano di settore dimenticato e guardano al futuro con preoccupazione gli operatori del commercio ambulante. La conta delle imprese rimaste sul campo è ancora parziale. Finora i dati parlano di un 10% di partite iva chiuse dall’inizio della pandemia mentre quelle in difficoltà economiche sarebbero quasi la metà la fetta maggiore legata all’abbigliamento e ai casalinghi tiene, invece, il food.

Per tutti, nessuno escluso, la paura è che da qui a giugno, quando è ragionevole ipotizzare a un allentamento delle restrizioni, i numeri possano alzarsi ancora e progressivamente fino all’inizio dell’autunno con l’estate che, di fatto, rappresenta il momento in cui le vendite toccano il punto più basso.

«Viviamo un presente di precarietà. I clienti sono pochi e la pandemia, come è normale che sia, spaventa – spiega Giulio Terri, presidente di ANVA Viterbo - Ma dallo Stato ci aspettiamo di più, siamo una parte importante dell’economia italiana eppure veniamo sempre più spesso trattati diversamente, a volte è come se non esistessimo affatto».

Le entrate, poche, coprono a malapena le spese. «Tutti i Comuni si sono adeguati sospendendo la tassa per il suolo pubblico, è un aiuto importante eppure non basta – continua Terri - Prendiamo per esempio un commerciante che da Viterbo si sposta a Tarquinia o a Tuscania. Spende in media 100 euro e ne incassa 70. E non una volta, è così da mesi perché le vendite medie sono crollate. Un dramma quotidiano, senza contare che alle spalle abbiamo un anno durissimo che ha costretto molte imprese a indebitarsi per sopravvivere».

Gli spiragli di una ripresa sembrano ancora lontani, con il blocco della stagione fieristica che rappresenta un ulteriore scoglio. «Le fiere, da sole, valgono un quarto del fatturato annuo e ad oggi non abbiamo una prospettiva di normalità – conclude Terri -.

Nessuno di noi sottovaluta il contagio, la crisi economica però va combattuta con la stessa forza».

Intanto ieri mattina il presidente di Confesercenti Vincenzo Peparello insieme ai delegati ANVA Sergio Forliti e Alessandro Gregori ha consegnato al Prefetto il documento contenente l'elenco delle rivendicazioni della categoria. Un’operazione congiunta in tutte le province italiane programmata dall’associazione all’interno della giornata di protesta ‘Portiamo le imprese fuori dalla pandemia’

Nel piano «la garanzia di ristori veri ed immediati» e un fondo prestito con garanzia statale fino a 30000 euro e ammortamento a partire dal quarto anno dalla erogazione. «Il prefetto Bruno ha dichiarato la propria disponibilità a far fronte in ambito territoriale, per quanto di propria competenza, alle necessità delle imprese – spiega Peparello – Siamo consapevoli come l’unica arma veramente efficace, al di là del rispetto delle regole di sicurezza, siano i vaccini. La situazione però e grave e non è possibile aspettare ancora. In ballo c’è il futuro di centinaia di famiglie e la sopravvivenza di un comparto agonizzante».

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