Omicidio Raggi, dopo la conferma
della condanna marocchino
aggredito fuori dal tribunale

Il fratello di David Raggi
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 26 Ottobre 2016, 16:35 - Ultimo aggiornamento: 17:02
PERUGIA È stato accolto da cori razzisti, sputi e un tentativo di aggressione Amine Aassoul, l'assassino di David
Raggi all'uscita dalla Corte d'appello di Perugia, dopo che era stata confermata la condanna a 30 anni di reclusione. Fuori dal palazzo di giustizia di piazza Matteotti ad attenderlo c'erano alcuni amici della
vittima che si sono scagliati contro il condannato, cercando il contatto fisico.
«Ci devi morire in carcere», «ammazzati, profugo di merda» sono alcune
delle frasi che gli sono state rivolte. Momenti di tensione tra i ragazzi che hanno anche preso a pugni e manate il blindato della penitenziaria e i poliziotti che hanno riportato, con non poca fatica, la situazione alla calma.
Aassoul, uscito ammanettato e scortato dai poliziotti, ha fatto il dito medio con entrambe le mani guardando gli amici della vittima che lo aspettavano fuori. Sono volate parole grosse e insulti a sfondo razzista. Il pulmino della penitenziaria è ripartito a sirene spiegate tra gli insulti dei presenti.
Poi prima la Corte d'assise d'appello di erugia ha confermato aveva conermato  la condanna a 30 anni di reclusione, inflitta in primo grado dal tribunale di Terni con rito bbreviato, nei confronti di Amine Aassoul, il marocchino clandestino trentenne accusato di aver ucciso con un coccio di ottiglia, fuori da un locale ternano, nella notte tra il 12 e l 13 marzo 2015, il ventisettenne ternano David Raggi. Accolta dunque la richiesta delle parti civili, la famiglia aggi e il Comune di Terni, formulata stamani in udienza: il ostituto procuratore generale Giancarlo Costagliola aveva invece chiesto la riduzione della pena a 18 anni, escludendo 'aggravante dei futili motivi.
«Siamo rimasti sorpresi dalla richiesta della procura enerale - commenta, a udienza conclusa, il legale della
famiglia Raggi, Massimo Proietti - alla fine però è stata onfermata una sentenza molto equilibrata. Siamo molto
soddisfatti». Per decidere  la Corte si è chiusa in camera di consiglio per poco più di un'ora. Oltre all'imputato (per il quale l'avvocato difensore, Giorgio Panebiancom aveva chiesto l'esclusione dell'aggravante dei futili motivi o in alternativa il riconoscimento del reato di omicidio preterintenzionale ), stamani in aula c'era anche un nutrito gruppo di amici di Raggi e alcuni famigliari, tra cui il fratello Diego, in lacrime al momento della sentenza. Presente anche la madre di Carlo Macro, il 33enne romano  cciso il 14 febbraio 2014 al Gianicolo da un indiano senza fissa dimora. Entrambe le famiglie delle vittime hanno avviato una causa contro lo Stato.
Nel caso dei Raggi, il procedimento riguarda il ministero dell'Interno e quello della Giustizia: il primo chiamato a
rispondere per la mancata espulsione del marocchino, il secondo per la mancata esecuzione di un cumulo di pene. L'udienza davanti al tribunale di Roma è fissata per l'8 novembre
prossimo.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA