Facebook in calo tra i giovani, colpa degli smartphone e delle invasioni delle app

Facebook in calo tra i giovani, colpa degli smartphone e delle invasioni delle app
di Mauro Anelli
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Giovedì 7 Novembre 2013, 14:34 - Ultimo aggiornamento: 18:40
​Adolescenti in fuga da Facebook? Non esageriamo, ma certo che se lo dice il direttore finanziario David Ebersman durante la relazione finanziaria del terzo trimestre 2013, qualche preoccupazione a casa Zuckerberg sta evidentemente aleggiando. D'altronde, dopo quasi dieci anni di attività, 750 milioni di utenti e un fatturato che si aggira sui 4 miliardi di dollari qualche piccola ruga comincia a comparire, e, con essa, la disaffezione dei più giovani verso la Grande F. Pur avendo perso un po' di smalto nell'essere trendy, Facebook oggi viene identificato come l'alter ego di internet, conquistandosi il primo clic che si fa quando ci si connette, una caratteristica da specie dominante che condivide con Google, capace di aggregare utenti grazie al motore di ricerca e alla ricchezza dei servizi di Gmail.



LA CARICA DELLE APP

Tuttavia, non sono soltanto i teenager a cercare altri lidi social. Una ricerca dell'Università di Vienna svolta su un campione di 600 persone in Gran Bretagna ha analizzato nel dettaglio il suicidio virtuale di molti utenti Facebook di vecchia data: il 48,3% dei casi è legato ai problemi di difesa della privacy, il 13,5% di insoddisfazione verso il servizio, il 12,6% per la superficialità delle conversazioni e il 6% per paura di diventare dipendenti.

Questo scenario in realtà non ha colto di sorpresa Zuckerberg, che con l'acquisto di Instagram per la cifra record di un miliardo di dollari ha neutralizzato uno dei più vivaci concorrenti nel target giovanile. Si era capito che era in corso una trasformazione nei bisogni degli utenti, che dopo aver trascorso ore davanti al monitor quasi esclusivamente su Facebook, hanno cominciato a navigare con maggiore agilità sugli smartphone utilizzando applicazioni mirate, veloci e capaci di soddisfare il concetto di appartenenza a un gruppo attraverso la condivisione di messaggi brevi, immagini e video.



LA LEZIONE DELL’UCCELLINO

Il primo competitor a intuire il cambiamento è stato Twitter, che con perseveranza ha coltivato l'idea di comunicazione essenziale raggiungendo un successo planetario e quella dose di autorevolezza che ne fa oggi un media influente. L'uccellino blu è stato poi in grado di volare sugli smartphone con naturalezza grazie ad applicazioni estremamente friendly. Al suo arco ha aggiunto anche la freccia Vine, social network di condivisione di filmati brevi, cogliendo un aspetto che Facebook aveva trascurato. Era inutile aggiungere troppi optional al sito, appesantendone la fruizione al pari dei vecchi portali. Inutile frammentare l’home page in aree news, messaggistica istantanea e gruppi: avrebbe complicato l'inevitabile passaggio sul mobile. E mentre Facebook faticava a trovare una dimensione sugli schermi 4 pollici, Twitter e i suoi fratellini iniziavano a conquistare sempre più spazio, a partire dalle fasce di età più giovani.

Tornando ad Instagram, ad esempio, è difficile non trovarlo sul desk top del telefonino di un adolescente. I nuovi utenti hanno iniziato condividendo foto private e arrivando oggi a postare immagini pubblicitarie, di sport, di band musicali, attirando investimenti a sei zeri. Per capire quanto il mercato sia in movimento basta provare ad elencare i concorrenti che stanno affollando la scena social con app molto asciutte e funzionali, nate con il touch e progettate per essere usate su smartphone e tablet.



GLI EMERGENTI

Uno dei più agguerriti è WhatsApp, che da semplice sostituito gratuito degli sms è diventato uno degli universi social più frequentati con oltre 300 milioni di utenti, i quali oltre a chattare hanno apprezzato la libertà di condividere istantaneamente anche elementi multimediali. Sulla stessa filosofia si stanno affermando Line e soprattutto Kik, che conta già 80 milioni di utenti. Sul terreno di Facebook si sta muovendo da un annetto Pheed, una piattaforma di social media che consente agli utenti di postare oltre testi, foto e video, anche tracce audio, messaggi vocali e trasmissioni in diretta. A fare la differenza è la possibilità offerta agli utenti di monetizzare le loro produzione aggiungendo la funzione pay-per-view sul loro canale di eventi in diretta. Strano ma vero, Pheed non pretende diritti o royalties sui guadagni.

La palma del più “cool” spetta per ora a Snapchat, una app che permette il rapido scambio di foto che si autodistruggono al massimo dopo dieci secondi. Lì si posta quello che non vorresti mai lasciare in bella vista sulla rete. E se si prova a catturare l’immagine Snapchat te lo segnala. Insomma, tra esibizionismo e/o voyerismo, secondo uno studio di Jupiter Research, quello del mobile dating è un mercato che nel 2013 raggiungerà il valore di 1,4 miliardi di dollari. Oggi Snapchat dichiara circa 100 milioni di utenti e 350 milioni di foto scambiate. Ma il dato più interessante è il target: il 26% di americani tra i 18 e i 29 anni lo ha installato sullo smartphone. La caccia al teen ager è aperta, Facebook resisterà all’assalto dei piccoli predatori del web o farà la fine dei dinosauri?
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