Caos rugby, Parisse contro la Fir:
«Non siamo mercenari,
difendiamo il futuro della nazionale»

Caos rugby, Parisse contro la Fir: «Non siamo mercenari, difendiamo il futuro della nazionale»
di Paolo Ricci Bitti
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Venerdì 19 Giugno 2015, 02:31 - Ultimo aggiornamento: 20 Giugno, 11:15
No, rassegnamoci: decisamente non sarà agevole salire fino alla Rugby World Cup in Inghilterra che già, da parte sua, si colloca tra le vette mai conquistate dalla palla ovale italica. E parliamo - eh - del sempre più miracolistico e sempre mancato passaggio ai quarti, mica della finale. Adesso, dopo il caos di lunedì al raduno (saltato) di Villabassa, interviene il capitano Sergio Parisse. Capitano della nazionale e dello Stade Francais. Più in alto di così non si può. Parisse, in questi giorni, potrebbe chiamare al cellulare direttamente il presidente francese Hollande che gli ha appena consegnato, in mondovisione allo Stade di France in visibilio, lo scudo di Brenno, lo scudetto transalpino che senza l'azzurro (dice la stampa francese, sempre eh) non sarebbe finito sulle maglie dello Stade Francais di Parigi, a secco da 8 anni e mai abbandonato da Parisse (richiestissimo) anche nel lungo periodo di crisi economica. Il capitano può chiamare il presidente Hollande, ma forse avrebbe qualche problema di linea se tentasse con il presidente della Federugby, Gavazzi.

Parisse è al vertice della carriera e tutti, dagli inglesi ai neozelandesi, dicono che la maglia numero 8 di ogni nazionale sarebbe sua a prescindere dal passaporto. Che per Parisse è verdebiancorosso e non, ad esempio, biancoceleste, perché lui già da adolescente ha scelto di giocare per l'Italia e non per l'Argentina dove era cresciuto, nato da genitori italiani. Una scelta di cui dovremo sempre ringraziare il cielo. Una scelta ribadita, sempre in mondovisione e sempre davanti a Hollande, dal drappo tricolore che il capitano ha esibito per tutta la cerimonia di premiazione a Parigi. Un bel gesto, tanto di cappello, da parte di chi, e per due volte, è stato inserito tra i 5 migliori giocatori del mondo.

E ha ragione, Parisse, quando dice che nei grandi paesi ovali gode di un rispetto che non sempre gli viene riservato in Italia, che grande paese ovale non è. Tanto che adesso, a poche settimane dai mondiali, si è clamorosamente ritrovato senza giocatori il ct Brunel che, francamente, non si meritava questa indegna gazzarra. Martedì Fir e giocatori dovrebbero aver trovato un accordo per far sì che da domenica prossima il ritiro cominci davvero, ma ormai la figuraccia del rugby italiano è finita - anche questa - in mondovisione e niente e nessuno potranno cancellarla. Un'impresa ai Mondiali? A volte il cuore, in passato, ha spinto felicemente a puntare su scommesse che alla testa sembravano del tutto impossibili, ma adesso questa storia ha sradicato quasi tutti i sentimenti.

Facciamola allora corta, qui sotto trovate la sua lunga lettera, affidata a Facebook, in cui spiega la sua posizione, e quella degli azzurri, sulla questione dei premi e del sistema meritocratico voluto da Gavazzi e benedetto anche dal presidente del Coni, Malagò.


L'impressione, una volta arrivati in fondo? A prescindere da come la si pensi, per l'ennesima volta, in questi giorni viene da maledire la spirale di dichiarazioni fuori luogo, fuori tempo e fuori mezzo (già, i social), e poi di atteggiamenti, di scelte pratiche da una parte e dall'altra che hanno preso il sopravvento su temi giusti e adeguati. Temi che però avrebbero potuto e dovuto essere affrontati e risolti attorno a un banale tavolo e senza ridursi al 79', magari alzando la voce alla bisogna.

Più tempo e nessun software di torno: è possibile in questo mondo social?

Dalla pagina ufficiale dell'account Facebook
di Sergio Parisse (titoli aggiunti dal redattore, ndr)

PASSIONE
Il rugby per ogni giocatore non è solo uno sport ma una passione, uno stile di vita che lo fa sentire per sempre membro di un club virtuale, un elemento di distinzione ed appartenenza.
Io in più ne ho fatto una ragione di vita e spero che anche in futuro possa con ruoli diversi rimanere in questo mondo duro ma leale.
Ho vissuto anni entusiasmanti e difficili e sempre con grosso impegno ed onestà sono andato avanti.

LA SCELTA
La mia scelta d'amore verso la nazionale Italiana l'ho fatta molti anni fa (a 17 anni) quando mi trovai a dover scegliere tra l'Italia e l'Argentina paese in cui ero nato e vivevo e che ancora oggi mi rimprovera questa mia scelta.
Ho sempre con le prestazioni cercato di onorare lo sport che praticavo e la mia nazionale e quando per 2 volte sono entrato nella shortlist dei 5 giocatori più forti al mondo accanto al mio nome c'è sempre stato scritto Italia.
Proprio in questi giorni ho raggiunto, con i miei compagni dello Stade Francais, il mio traguardo più alto vincendo per la seconda volta il prestigioso campionato Top 14 in Francia e, questa volta da capitano.
Ho ricevuto il premio dal Presidente francese Hollande che mi ha visto fare il giro d'onore con il nostro tricolore intorno al collo, motivo per me di grande orgoglio perché testimonianza della mia nazionalità.

IL SILENZIO DELLA FIR
Ho ricevuto i complimenti da tanti esponenti del rugby mondiale e dai tanti nostri tifosi... esclusa la mia Federazione.
All'indomani dei festeggiamenti mi sono trovato per l'ennesima volta a leggere le solite dichiarazioni diffamanti verso tutti noi giocatori, la solita polemica offensiva che si protrae già da diversi mesi nonostante la buona volontà dei giocatori di arrivare ad un accordo senza clamori esterni ed avendo per questo demandato a GIRA di gestire con la federazione determinati punti, già in essere da anni, con la massima professionalità discrezione e competenza, permettendo così ai giocatori di concentrarsi sugli impegni sportivi.

MERCENARI
Siamo stati fatti passare per mercenari irriconoscenti raccontando solo e genericamente quello che interessava far conoscere, trascurando di dare la dimensione delle richieste economiche e omettendo le altre richieste ben più significative e oggetto principale della trattativa tra GIRA e la Federazione.
La volontà della squadra è stata sempre quella di tutelare l'integrità del nostro movimento , lasciando in famiglia i cosiddetti "panni sporchi".

PANNI SPORCHI
A questo punto è necessario lavarne un po' pubblicamente, sottolineando come dal 2000 al 2013 i giocatori hanno percepito sempre le stesse remunerazioni anche se la popolarità del nostro sport è andata crescendo grazie all'entusiasmo che la nazionale ha saputo generare verso i nostri tifosi, procurando così maggiori entrate alla FIR (attraverso sponsor e stadi pieni e non a titolo gratuito!!!)

INFORTUNI
Ciò nononostante, pochi sanno che noi giocatori abbiamo sempre dovuto provvedere a far fronte alle spese mediche necessarie a curare gli infortuni subiti in nazionale e quando anche queste spese vengono riconosciute legittime ed accettate il rimborso avviene mesi e mesi dopo e raramente al 100% dando per scontato l'autosufficienza economica dei giocatori.
Il nostro sport ha livelli di pericolosità che ammette pochi confronti con altre discipline, anche le nostre amichevoli non sono tali!
Negli anni tantissimi giocatori hanno subito infortuni gravi , come ad esempio i casi di Morisi (asportazione milza) e Canale (rottura piatto tibiale), che ha dovuto smettere anticipatamente la sua carriera.
Ogni incidente di gioco può procurare grossi rischi per la carriera il lavoro e soprattuto l'integrità fisica di un giocatore e non può essere liquidato semplicemente con lo slogan "questo è rugby" !

SISTEMA MERITOCRATICO
Ho atteso in silenzio un'evoluzione positiva delle trattative con la Federazione, per esprimere il mio pensiero non avendo voluto condizionare niente e nessuno, rispettando la scelta del gruppo, ma ritengo doveroso per il rispetto giusto e dovuto a tutti noi, che nessuno ha mai rifiutato il "Sistema meritocratico" così come avviene in altri sport, ma partendo da basi di decenza!
Non si può chiedere di stare diversi mesi lontano da casa sostenendo anche i costi per ricevere la visita di moglie e figli nelle poche occasioni in cui può avvenire e non potendo noi usufruire di alcun rimborso (l'unico benefit a noi riconosciuto sono 2 biglietti a partita).

IL RANKING
Ci viene imputato il quindicesimo posto del Ranking mondiale facendo passare il messaggio che premi più consistenti porterebbero a sostanziali miglioramenti , quando invece
il livello dell'Italia del rugby potrebbe migliorare qualora la federazione si dotasse di tutti quegli strumenti quali pianificazione e organizzazione (così come avviene in altri paesi più accreditati) creando le condizioni ideali affinché il giocatore possa esprimersi al massimo delle proprie possibilità.
Credo che per onestà di informazione la Federazione nella sua massima espressione, dovrebbe restituire dignità e serenità ai propri giocatori e ai numerosi tifosi che ci sostengono con la loro partecipazione ed entusiasmo (procurando anche importanti ritorni economici).

IL FUTURO
Dico tutto ciò con la speranza di poter lasciare ai più giovani un qualcosa di concreto...
Qualcuno può pensare che io pecchi di presunzione ed arroganza, ma la verità è che spero ci sia qualcosa o qualcuno capace di far fare dietro front o di far ragionare chi sta penalizzando il nostro movimento, perché se nemmeno ci provassi mi sentirei altrettanto colpevole.
Sperando infine che chi di dovere si adoperi affinché tutto ritorni nell'alveo della correttezza, del rispetto e della serietà.
Sergio Parisse
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