Rugby Mondiali: il pilone dell'Italia sorpassato dalla cicogna, l'onesto Demolition Man delle Fiji, il ct dei Boks addetto alle luci, il Cile in campo 50 anni dopo il golpe

Storie dalla Francia dopo il primo turno della Coppa del Mondo

Rugby Mondiali: il pilone dell'Italia sorpassato dalla cicogna, l'onesto Demolition Man delle Fiji, il ct dei Boks addetto alle luci, il Cile in campo 50 anni dopo il golpe
di Paolo Ricci Bitti inviato a Saint-Ètienne
6 Minuti di Lettura
Martedì 12 Settembre 2023, 00:07 - Ultimo aggiornamento: 13 Settembre, 08:45

SAINT-ÈTIENNE Ohibò, che ci fa all'alba di domenica il pilone dell'Italia del rugby, Federico Zani, all'aeroporto di Lione che ha il nome più bello del mondo (Antoine de Saint-Exupéry) appunto per un aeroporto? Dunque il pilone sinistro, nonché, se occorre, tallonatore, della Benetton Treviso, il giorno prima non ha giocato a Saint-Ètienne contro la Namibia nel primo match dei Mondiali e quindi non si può essere infortunato e nemmeno può essere stato squalificato. In realtà non dovrebbe essere all'aeroporto a prendere il caffé con il presidente federale Marzio Innocenti in attesa dell'imbarco su un aereo diretto a Venezia. Zani dovrebbe essere in ritiro con la nazionale nella cittadina di Bourgoin-Jallieu fra Grenoble e Lione.

Ecco, è una questione di voli e di atterraggi: quasi in coincidenza con il match vittorioso dell'Italia, in anticipo sull'orario segnato sul tabellone Arrivi/Partenze una cicogna è atterrata a casa Zani portando il piccolo Giacomo per la felicità della sorellina Vittoria e della mamma Alessia, pure lei rugbysta per le Red Panthers. Federico, fra i 33 convocati dal ct Kieran Crowley per i Mondiali francesi, stava ovviamente sul "chi va là", ma quella cicogna ha volato davvero in fretta. E volete che il ct negasse al pilone un permesso di 48 ore per prendere in braccio il piccolo Giacomo? Licenza accordata e via all'aeroporto. Un bacio a Giacomo, a Vittoria e ad Alessia, tutti in splendida forma, e poi di nuovo in ritiro con gli azzurri perché c'è da preparare la partita contro l'Uruguay il 20 settembre a Nizza.

Uruguay? Ma allora c'è un precedente illustre e mica di poco conto anche se in quel caso il neo papà volò da un po' più lontano che da Lione: durante la Coppa del Mondo 2003 in Australia il Lions inglese Martin Corry affrontò un Sydney-Londra-Sydney in 72 ore (ok, in First Class) per abbracciare Eve, la sua prima figlia. Tornato in Australia non solo giocò e vinse proprio contro l'Uruguay, ma alla fine alzò anche la Coppa del Mondo. Evviva la cicogna "mondiale".

DEMOLITION MAN

"No, guardi, Signore, non perda tempo con la moviola, lasci perdere, lei si è proprio sbagliato!", ha detto "Demolition Man" all'arbitro. Ovvero così si è rivolto, viso a viso, il colosso fijiano Levani Botia all'arbitro inglese Matthew Carley che - comprensibilmente - si è un filo preoccupato davanti a quel giocatore largo il doppio di lui che butta giù gli avversari come birilli. Si stava giocando Galles-Fiji a Boardeux, un match a dir poco "tirato" vinto infine dai gallesi 32-26 ovvero per meno di una meta trasformata (7 punti). Una meta, potenzialmente decisiva, nella ripresa l'aveva concessa l'arbitro Carley a Demolition Man. Epperò Levani Botia, centro a La Rochelle, non ci ha pensato un attimo: "Guardi, Sir, non ho fatto meta, la palla mi è sfuggita prima del "toccato". Non perda nemmeno tempo a gurdare la moviola (Tmo, ndr), torniamo a giocare". Carley ha deglutito mandando giù la figuraccia, ha ringraziato il fijiano ed ha annullato la meta concessa scatenando gli applausi del pubblico: e per come ha arbitrato per tutto il match (non certo con un occhio di riguardo per le Fiji) non si è trattato nemmeno del suo errore più evidente quella svista sulla meta inesistente.

LUCI DALLA TRIBUNA

Riecco il ct addetto alle luci. È Rassie Erasmus che in realtà non è il ct del Sudafrica: lo era quattro anni fa quando gli Springboks vinsero i Mondiali in Giappone. Ora il ct è  Jacques Nienaber, ma in realtà - dicono in tanti - a tirare i fili è sempre Erasmus che dopo i Mondiali dovrebbe persino tornare ad essere commissario tecnico a tutti gli effetti. Un ct arguto e ciarliero noto tanto per i successi delle sue squadre sia per lunghi e partecipati "spiegoni" che gli sono pure costati qualche squalifica. Ebbene, durante Sudafrica-Scozia (18-30), dalla postazione dello staff dei Boks in tribuna (nel rugby i tecnici non stanno in panchina) sono tornate le segnalazioni luminose grazie ad un'apposita lampada dotata di filtri colorati (l'alfabeto Morse non è così immediato). Quando l'arbitro assegna una punizione ai sudafricani, il capitano Siya Kolisi, che non è daltonico, guarda verso la tribuna per sapere se deve chiedere all'arbitro di andare per i pali (calciare per un possibile bottino di 3 punti) oppure se deve dire al suo mediano di apertura di cercare una touche il più vicino possibile all'area di meta (se poi si fa meta i punti diventano 7) oppure se deve chiedere una mischia oppure avviare una giocata alla mano. Ogni scelta ha il suo colore. Regolare? Sì, nulla osta. Originale? Certo, Erasmus è l'unico illuminista del rugby. Pratico? Praticissimo. Divertente? Sì, per noi spettatori, magari un po' meno  per il capitano un tempo unico responsabile delle strategie in campo.

N.B. A proposito di colori, la maglia-pigiama bianco-verde mentuccia usata dai Boks in questo match non è piaciuta a troppi e non è solo questione di essere affezionati alla secolare maglia verde-oro, invero meravigliosa. Ma dovremo abituarci: World Rugby vuole aiutare i daltonici a seguire meglio i match e così ha imposto alle squadre maglie con colori assolutamente non equivocabili. 

LA PRIMA VOLTA DEL CILE

Con quelle coincidenze amate dal destino, il Cile ha giocato la sua prima partita in un Mondiale di rugby il 10 settembre, in pratica nelle stesse ore in cui 50 anni fa il generale Augusto Pinochet stava dando il via al golpe che annegò nel sangue il governo di Salvador Allende e che segnò l'inizio di una delle più spietate dittature della storia. Los Condores - riecco il destino - si sono qualificati al loro primo mondiale battendo a sorpresa, e con una clamorosa rimonta da 19-0 a 29-31,  gli Stati Uniti, ovvero la nazionale del paese (presidente era Nixon) che appoggiò Pinochet prima, durante e dopo il golpe dell'11 settembre 1973. L'11 settembre? Già, un'altra data che ricorre tragicamente nella storia degli Stati Uniti.   

La prima partita Mondiale del Cile? Come previsto, ko con il Giappone (42-12).

 

Paolo Ricci Bitti

© RIPRODUZIONE RISERVATA