Zanardi rilancia: «Torno a correre in auto, poi sarò a Tokyo 2020»

Zanardi
di Redazione Sport
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Sabato 15 Ottobre 2016, 20:23 - Ultimo aggiornamento: 20:30

È passato un mese dal rientro dalla Paralimpiade in Brasile, e Alex Zanardi ha deciso di tornare al suo vecchio amore, le gare di auto. Oggi, alla guida di una Bmw M6, è sceso in pista al Mugello per disputare le ultime due corse del Campionato italiano Gran Turismo che domani chiuderà la stagione 2016 con l'assegnazione del titolo. «Non voglio disturbare chi sta lottando per il tricolore - aveva dichiarato prima del via -. Non mi interessa neanche conquistare i punti, io corro per divertirmi». A fine di una gara che lo ha visto risalire dall'8/o al 6/o posto, si scopre anche che soffre di un forte mal di gola e non perde occasione per scherzare: «Ho camminato scalzo, per questo non sto bene». E anche se c'è da correre la gara di domani, i suoi progetti guardano già al 2017: manca solo l'ufficialità, ma Zanardi è certo che tornerà alle competizioni. E non solo: «Voglio andare anche alla Paralimpiade di Tokyo 2020 - ha confessato -. Nella staffetta sono convinto che potremo ancora giocarcela, però, poiché sono anche un pò egoista, vorrei provare a fare anche la gara individuale».

IL MESSAGGIO
«Un grande futuro davanti a me? - ha proseguito Zanardi - Ho 50 anni e pensare di avere davanti un grande futuro è una bella prospettiva, però da un certo punto di vista è vero perché anche se non posso dire di essere un ragazzino non mi sento arrivato al mio traguardo finale. Ne ho tagliati tanti nel corso della mia esistenza, però so che non è ancora finita e questa è la cosa più». La sua vita potrebbe essere un esempio per i giovani che spesso non hanno le motivazioni giuste. «Nessuna predica - puntualizza -. Ai ragazzi dico di essere curiosi, perché la curiosità ti porta a scorgere opportunità che spesso si ignorano. Decidere dove si vuole andare nella vita credo sia la cosa più difficile. La gioia inizia nel momento preciso in cui inizia il viaggio e non c'è nessuna fretta di arrivare a destinazione».
Senza farsi condizionare dalla tecnologia perché, dice, «secondo me i computer ci stanno aiutando a risolvere problemi che non avevamo. Io non sono contrario, ma ci vuole sempre lo spirito critico e una bella dose di curiosità per stimolare gli ingegneri a sviluppare la tecnologia giusta. Quando sono risalito per la prima volta in macchina dopo il mio incidente, se non avessi dato io le indicazioni precise per crearmi un abitacolo e i comandi congeniali alle mie esigenze, non sarei mai tornato a correre».

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