Roma, la rinascita di Kumbulla: da quasi esodato a indispensabile. Ecco come ha fatto cambiare idea a Mourinho

Roma, la rinascita di Kumbulla: da quasi esodato a indispensabile. Ecco come ha fatto cambiare idea a Mourinho
di Gianluca Lengua
3 Minuti di Lettura
Martedì 8 Marzo 2022, 11:43 - Ultimo aggiornamento: 11:45

Per certi versi Marash Kumbulla a Trigoria rappresenta il passato: un calciatore arrivato a Roma nel periodo di insediamento dei Friedkin e acquistato dall’ex amministratore delegato Guido Fienga che si era prestato al ruolo di direttore sportivo dopo il primo lockdown dovuto al Covid, in attesa che venisse ingaggiata una nuova figura per fare il mercato. Ed è forse per questo che qualcuno non credeva nelle doti del centrale albanese arrivato da Verona per un totale di 17 milioni. In effetti il suo primo anno non è stato da incorniciare, il nido che aveva costruito Juric e in cui Marash si trovava a meraviglia era diventato solo un ricordo e il passaggio in una piazza come quella di Roma probabilmente lo ha destabilizzato. A questi ingredienti vanno aggiunti l’insediamento della nuova società, un allenatore (Fonseca) in bilico e un caos generale che di certo non ha giovato al buon rendimento dell’albanese. Poi, è arrivato di Mourinho e poco dopo c’è stato il disastro di Bodo in cui il classe 2000 era in campo assieme a Villar, Mayoral e Diawara. Tutti e tre hanno pagato le conseguenze della disfatta per 6-1 in Norvegia, prima con la tribuna e poi con la panchina. Da quel giorno Marash è sparito dai radar di Mourinho, sono state settimane difficili, in cui lo Special One aveva totalmente perso la fiducia in lui. Difficile reagire quando un mostro sacro come José non crede più in te, il pensiero di mollare e cambiare aria avrebbe potuto avere la meglio come è accaduto ad alcuni suoi colleghi (Villar e Mayoral) e come farà Diawara a fine campionato. Kumbulla, però, si rimboccato le maniche ha accettato le critiche, seguito i consigli e ha sfruttato egregiamente la prima occasione: in Roma-Sassuolo 2-2, era in campo titolare per via dell’infortunio di Ibanez, da quel giorno Mourinho non lo ha più tolto. «Ora sta giocando bene. Due o tre mesi fa non aveva la mia fiducia totale, adesso l'ha conquistata. Ha sempre lavorato a testa bassa per convincermi che mi sbagliavo», ha detto di recente il portoghese. Dalle parole ai fatti: sempre titolare nelle ultime quattro partite, anche quando Ibanez era tornato a disposizione (Spezia e Atalanta), segnale che le gerarchie si sono ribaltate in favore dell’albanese e che Mou ha finalmente un’altra freccia per il suo arco. Domenica in trasferta contro l’Udinese non ci sarà perché squalificato (fuori anche Mkhitaryan), giocherá sicuramente in Olanda contro il Vitesse e magari nella gara di ritorno il 17 marzo. Poi, ci sará il derby (20 marzo), sarà quella la partita che potrebbe consacrarlo definitivamente come elemento cardine della squadra.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA