Italia, passaggi di livello: al tiki taka azzurro manca “solo” il gol

Italia, passaggi di livello: al tiki taka azzurro manca “solo” il gol
di Ugo Trani
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Lunedì 19 Novembre 2018, 09:30
L’Italia, anche in questo 2018, non fa centro: mancata la qualificazione, proprio come accadde l’anno scorso. Dopo aver bucato il mondiale in Russia, nel novembre 2017, adesso niente Final Four di Nations League. Stesso stadio, San Siro, e stesso punteggio, 0-0. Fa meno rumore, perché l’obiettivo fallito è totalmente diverso. E anche perché la Nazionale, più giovane e più spigliata della precedente con Ventura in panchina, sembra in grado di riprendere quota. Mancini ne è convinto. La ricostruzione del ct, per quanto faticosa e anche lenta, comincia ad avere un senso. Nel gioco e nello spirito. Ancora, però, è incompleta. Nell’efficacia. Senza gol, vincere è impossibile. Anche perché, al momento, manca il finalizzatore scelto capace di far la differenza in area avversaria.

TRACCIA CHIC
Se fosse per Mancini, proprio per la carestia nel ruolo di centravanti, l’Italia giocherebbe con il falso nove. Oltre a Immobile, ha convocato pure Lasagna, entrato in corsa contro il Portogallo, e Pavoletti. Ma a Coverciano ha provato Berardi in mezzo a Chiesa e Insigne. Il posto lo ha lasciato libero, essendo indisponibile, Bernardeschi, utilizzato nelle 2 partite precedenti, contro l’Ucraina e la Polonia e chiamato ad alternarsi in quella posizione con Insigne. Il ct ha voluto concedere, magari con poca convinzione, la nuova chance a Immobile. Non è stato ripagato. Per il resto, stessa formazione per dieci-undicesimi negli ultimi 3 match. Perché la traccia della sua Nazionale è chiara: priorità alla qualità e non alla fisicità. Basta vedere l’altezza media di 6 giocatori di movimento su 10: 1,71. Sono Florenzi, Verratti, Jorginho, Barella, Chiesa e Insigne. Il suo stile si avvicina a quello di Guardiola e Sarri. I palleggiatori a centrocampo per avere sempre l’iniziativa e di conseguenza diminuire i rischi. Arrivati quando gli interpreti, dopo cira un’ora, sono calati. E, comunque, il Portogallo ha inquadrato lo specchio solo una volta: parata di Donnarumma, nella ripresa, su conclusione di Carvalho. Il play Jorginho, l’aiuto regista Verratti e il dinamico Barella. A loro si aggiunge Insigne che, senza la prima punta di riferimento, ha la possibilità di ritrovarsi più vicino alla porta e meno defilato sull’esterno. C’è, dunque, anche la firma di Ancelotti sul copione azzurro. Possesso palla spropositato fino all’intervallo: 73%. Alla fine sarà 66%, ma 88% per cento di precisione nei passaggi (riusciti 721 su 815). Mancini, a fine partita, ha ricordato l’abbondanza in quel settore, elencando la lista degli altri ricamatori: Pellegrini, Gagliardini, Tonali e Sensi.

STEP SUCCESSIVO
L’Italia diverte e si diverte. Chiellini e Bonucci guidano la linea arretrata che si alza, cercando l’anticipo, a centrocampo. In Spagna, nel bene e (quando sono mancati i risultati) nel male, lo hanno battezzato il tiki tacio. Non catenaccio, ma quasi il refrain che spesso usano i tecnici un po’ in tutto il pianeta: la miglior difesa rimane l’attacco. Florenzi e Biraghi più che terzini sono ali. La Nazionale, però, sembra caricata a salve. Gli azzurri, sabatosera, hanno calciato 15 volte verso la porta di Rui Patricio. Nello specchio solo 3. Mancini pretende più conclusioni. Anche dagli esterni. Più che Chiesa e Bernardeschi, invitati a tirare con continuità e convinzione, coinvolgerà Insigne. Che, senza centravanti, avrà più spazio in mezzo. Da punta.
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