Un inedito Modugno alla Sala Umberto: lo spettacolo di Mario Incudine

Un inedito Modugno alla Sala Umberto: lo spettacolo di Mario Incudine
di Rita Vecchio
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Martedì 28 Novembre 2017, 09:08 - Ultimo aggiornamento: 29 Novembre, 17:46

«Mimì, sali! Sali, Mimì!». Luci accese. Sipario aperto. E la voce di Mario Incudine fa rivivere un inedito Modugno. Quel Domenico giovane prima di Volare, che non rispondeva se lo si chiamava Mimì («Perché i maschi devono avere un nome che finisce con la o»), che si fingeva siciliano ma che era nato in Puglia.
 



Parte stasera dal Teatro Sala Umberto di Roma (e si replica domani) Mimì, da sud a sud sulle note di Domenico Modugno, regia di Moni Ovadia e Giuseppe Cutino, testi di Sabrina Petyx, per uno spettacolo di Mario Incudine, tra i più interessanti interpreti della tecnica del cunto siciliano, che con una ricerca discografica scrupolosa riporta alla luce tutta una produzione sommersa.

LE NOTE
Il perché parta proprio da Roma lo spiega lui stesso: «Recito così a fine spettacolo: 'Un si babbia (non si scherza, ndr) con l'applauso. L'applauso è una cosa seria, come una dichiarazione d'amore a una fimmina. Pensate a Volare, canzone la cui nota iniziale si ripeteva nove volte di seguito, incessantemente: l'applauso qui rappresentò un vero ciclone che cambiò la musica italiana. Il pubblico oggi si dimentica di quanto vale. Roma è il banco di prova più importante. Qui il pubblico ti benedice, e ti dice senza timore se va bene o no».

Novanta minuti di narrazione che è un continuo meravigliarsi di fronte all'incastro con la musica, come una suite che qui prende forma attraverso il musical cunto. Ne esce uno spettacolo colorato, dove «le musiche di Modugno fanno da spina dorsale non solo alla sua storia, ma a quella di tutti noi», racconta Mario Incudine che sul palco salirà con sei musicisti. Da Amara Terra Mia a Pizzica Po, La Donna Riccia, Lu Frasulinu, U Pisci Spada, «sono state la sua gavetta, preludio del successo.

A PIEDI NUDI
Pezzi minori apparentemente inutili, ma intellettualmente e musicalmente avanguardisti, che nello spettacolo diventano mainstream». Sulla scena, la semplicità di strumenti giocattolo, di apparenti cianfrusaglie da rigattiere che servono a svolgere per intero la loro funzione drammaturgica.

«Partiamo con il cappotto e finiamo a piedi scalzi. A simboleggiare un viaggio nord-sud e un ritorno alle origini. Perché il successo si conquista a piedi scalzi». Nessun timore per le canzoni in siciliano. «Se erano state comprese negli anni '50, non vedo perché non lo debbano essere oggi. È un dialetto sdoganato dalla sicilianitudine entrato nel gergo grazie anche a Camilleri». E allora, «Mimì, sali! Sali, Mimì!». Il sipario si chiude. E si aspettano gli applausi.
Teatro Sala Umberto Via della Mercede, 50 Tel. 06 679 4753 Ore 21

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