Rodolfo Laganà: «Il mio palcoscenico, condominio della comicità»

Rodolfo Laganà: «Il mio palcoscenico, condominio della comicità»
di Leonardo Jattarelli
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Giovedì 3 Novembre 2016, 11:01 - Ultimo aggiornamento: 9 Novembre, 19:26

Dopo il grande successo dello scorso anno con Nudo Proprietario 2.0, one man show che ha collezionato sold out a Roma, Rodolfo Laganà torna nella Capitale da oggi con il suo nuovo spettacolo I sorrisi del portiere, diretto da Claudio Boccaccini, che resterà in scena al Tirso de Molina fino al 27. Laganà, abituato a gestire la scena in solitaria grazie a monologhi esilaranti tra satira, sberleffo, ironia e attento sguardo all'attualità, è venuto ieri a trovarci al Messaggero Tv per raccontarci il suo Orazio Parini «il portiere di uno stabile popolare romano che, come tradizione, conosce tutto di tutti: segreti, impicci, parentele, fatti e misfatti».
Laganà, cosa combina il suo Orazio?
«È un portiere pluriennale, di grande esperienza. Lavora nello stabile da anni e possiede un'arma vincente che lo fa amare un po' da tutti: il suo sorriso. Attraverso questo dono riesce a ottenere ciò che vuole dai suoi condomini e a capire le situazioni particolari, tragiche e divertenti che racconta. Ma bisogna stare attenti, perché spesso anche un sorriso può diventare sbagliato e lui una volta ha fatto un sorriso sbagliato e l'ha pagato caro».

Fino a quando addirittura viene chiamato da un commissario...
«Esattamente e succede qualcosa che però non posso raccontare».

In fondo Orazio è la voce di una piccola comunità
«Avevo voglia di interpretare un personaggio come questo, è un ritorno alla commedia in qualche modo. Racconto tutti quelli che abitano lì. Una sorta di microsocietà che rappresenta un po' tutti, dai ricchi a quelli che non riescono ad arrivare a fine mese. Uno spaccato di vita romana che mi piace».

C'è anche qualche rimando all'attualità?
«Non molti per la verità, ed è una scelta precisa. Volevo soprattutto puntare sull'importanza che ha ancora il mondo popolare, una parola nobile che ho sempre amato e non me ne sono mai vergognato».

Cosa è rimasto di quest'anima?
«Si sta perdendo molto. Tradizioni e linguaggio soprattutto, anche nel settore dello spettacolo. Quel romano di una volta che vedevi nei film di Sordi o di Manfredi ora non c'è quasi più. C'è rimasto Proietti, fortunatamente».

Con il quale lei iniziò la sua carriera
«Proprio così, era il 79. Forse devo tutto a Gigi, un grandissimo insegnante e amico».

Come si trova spazio per un sorriso in un presente così tragico?
«È molto difficile. Ma sono convinto che si tratti della vera vitamina della giornata. Ti aiuta a sopravvivere e a sdrammatizzare. Regalarlo a qualcuno è un grande dono»

Laganà pensa di tornare in tv?
«Mi piacerebbe ma sinceramente sono spiazzato. La tv di oggi non mi piace molto. Io la iniziai con Falqui, quando c'era ancora il vero varietà. Oggi mi affascina meno, poi se arriva certo non la rifiuto».