Carlos Gardel, la storia segreta del divo del tango

Mauro Toscanelli e Orazio Rotolo Schifone, interpreti di "Carlos, l'Ultima Volta"
di Roberta Savona
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Giovedì 27 Febbraio 2020, 17:07
Quel battere e levare, quel ritmo che incalza e serpeggia sinuoso nella testa, ricordo vivo di luoghi lontani dove la temperatura è bollente, come il sole prima del tramonto dopo una giornata d'agosto, quando volge al crepuscolo dell'ora tarda e il calore del giorno, lascia spazio al fuoco che arde a tempo di nacchere. Come risuona la solenne "Volver", brano del 1934, così sulla scena risplende il ricordo di Spagna, Argentina, del sole, del sud. Del tango. E con esso, il ricordo indelebile di Carlos Gardel, un francese di primo novecento, la cui fama divenne enorme grazie al suo indiscusso talento di tànghero. Ma è questa la storia che lo spettacolo "Carlos, l'Ultima Volta", andato in scena allo Spazio 18b, ha voluto raccontare? La vita di un uomo e di un artista devoto ad un genere di cui è stato indiscusso faro e motore propulsivo? Una pièce interpretata da Mauro Toscanelli, attore in scena e regista insieme ad Emiliano Metalli, con cui dirige l'omaggio all'artista e all'uomo Carlos Gardel.
 
Sul palco del piccolo e curato spazio nel quartiere Garbatella, insieme a Toscanelli ed alla voce di Masaria Colucci, c'è anche il giovanissimo Orazio Rotolo Schifone, pugliese d'origine e romano d'adozione. Insieme i due, interpretano una storia vecchia come il mondo, in cui è la passione carnale a manovrare gli uomini, vittime e carnefici di loro stessi e dei loro desideri più nascosti, a cui soccombono per i limiti che la società gli impone. La storia di Carlos si spiega così, tra vita e memoria, quella pubblica che il mondo ha imparato a conoscere e quella indefinita e nascosta, che rivive nei ricordi degli uomini che lo hanno amato in gran segreto: Alfredo e Juan, finalmente portata alla luce dalla pregevole operazione teatrale di Toscanelli e Metalli. Dietro il velo del sogno, in costante equilibrio tra passato e presente, prende vita un sostenuto triangolo amoroso tra i tre uomini, in cui il divo Gardel è colpevole inconsapevole delle pene d'amore dei suoi amanti. Così, come fossero allo specchio, ognuno osserva l'immagine dell'altro e di se stesso, alla costante ricerca di una felicità a cui non arriveranno mai. Frammenti di vita nascosti e mimetizzati dal prolifico percorso artistico di Gardel, interrotto bruscamente nel giugno del '35 a causa di un incidente aereo che lo consacrò definitivamente ad indiscusso divo del genere.
 
 
 
 
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