“Yemen, nonostante la guerra”, oltre a raccontare un conflitto locale diventato regionale con l’intervento dell’Iran e dell’Arabia Saudita, è il primo documentario che racconta la società civile che resiste nello Yemen in guerra: oltre le bombe, la violenza delle milizie e una crisi sanitaria devastante, già si vedono i germogli di una possibile ricostruzione. Ma questa buona volontà non viene dalla politica locale, regionale o internazionale ma da uomini e donne semplici, fortemente resilienti e che, con l’impegno personale, contribuiscono a mantenere salda la loro identità culturale originaria, rischiando in prima persona. Un’operazione coraggiosa e inusuale perché riesce a dare voce a persone e storie che non hanno voce e che si allontanano dalla (seppur poca) narrativa mainstream di questa guerra, composta da coverage prevalentemente umanitario.
Il documentario, prodotto da Todos Contentos Y Tambien Napoli e Ga&A in collaborazione con Rai Doc3, è frutto del lavoro di Laura Silvia Battaglia, giornalista italo-yemenita che ha vissuto per alcuni anni in Yemen, da cui si è allontanata temporaneamente all’inizio della guerra, per poi rientrarci più volte durante il conflitto. La Battaglia è riuscita a raccontare situazioni che non possono essere raggiunte con il giornalismo embedded da entrambe le parti in lotta e ha lavorato con producer e cameraman locali ciascuno nel proprio territorio sotto la sua direzione. Il documentario, ambientato ad Aden, Taiz e Sana’a, con dei passaggi in altre zone a Nord e a Sud (Khamer, Hajja, Lahji), utilizza anche tutto l’archivio inedito della giornalista, nonché il materiale da lei raccolto durante i suoi ingressi più recenti nel Paese in guerra.
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