Premio Franco Enriquez: trionfano regista e attori di "Fuoriusciti"

Luigi Diberti e Antonello Fassari in "Fuoriusciti"
di Valeria Arnaldi
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Domenica 30 Agosto 2020, 20:57 - Ultimo aggiornamento: 22 Settembre, 13:08
«Quelli che quest’anno saranno premiati sono l’avanguardia esemplificativa di una folta schiera, linfa per fortuna inesauribile di un mondo fatto da persone profonde e interiormente ricche di grandi valori». Così, Paolo Larici, presidente del Centro Studi Franco Enriquez, illustra la filosofia del Premio nazionale Franco Enriquez 2020 della città di Sirolo e dei riconoscimenti assegnati per la sedicesima edizione - oggi la premiazione al Teatro Cortesi di Sirolo, appunto - che, nella categoria Teatro Contemporaneo di impegno sociale e civile, vede vincitori Piero Maccarinelli, come Miglior regista, e Luigi Diberti e Antonello Fassari, come Migliori attori, per lo spettacolo «Fuoriusciti» di Giovanni Grasso, produzione di Centro Teatrale Bresciano, Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale e Anele Srl, con il contributo di Fondazione Crt.

“Fuoriusciti” era il termine con cui Mussolini definiva gli autoesuli. La pièce, che ha debuttato il 14 gennaio scorso al Teatro Mina Mezzadri di Brescia nell’ambito della Stagione 2019-2020 del Ctb, narra un incontro immaginario, ambientato a Brooklyn durante l’esilio americano, tra don Sturzo, interpretato da Fassari, e Gaetano Salvemini, portato in scena da Diberti. Attraverso un’attenta ricostruzione filologica - i dialoghi sono costruiti dall’autore usando lettere e testi di Sturzo e Salvemini - si portano in scena personalità valori, questioni storiche. E impegno civile. Proprio quest’ultimo, connotazione del lavoro del regista cui il Premio è intitolato e di cui quest’anno ricorre il quarantennale della scomparsa, è chiave e cuore del Premio.  

La «regia atemporale e filantropica» di Maccarinelli e l’interpretazione dei di Fassari e Diberti, portano sotto i riflettori, come si legge nella motivazione dei riconoscimenti «uno spaccato di vita e di pensiero politico sani che ci riconduce inevitabilmente al contraddittorio comportamento dei nostri giorni, alle intolleranze, alle incomprensioni della politica malata e superficiale che ricadono inevitabilmente sui comportamenti di una società confusa e senza certezze».

Lo spettacolo permette dunque di riguardare il passato per comprendere meglio, e forse ripensare, il presente. 

«Quest'anno più che mai, a causa della pandemia che ci ha colpito e che sta condizionando la nostra vita - spiega Larici in una nota - il teatro, il cinema, la letteratura, hanno un ruolo di primaria importanza nell' esplorare i terreni dell’esistenziale, della condizione umana, rispetto alla contingenza dell’oggi, ai temi civili». E aggiunge, «il teatro ha assunto qualche volta anche questa funzione di supplenza civile, un engagement che lo ricolloca nel quotidiano, nella cronaca, nella politica, intesa nel suo significato più alto. E questo è un segno consolante della sua vitalità, e una prova di quanto sia necessario».
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