“Fuoriusciti” era il termine con cui Mussolini definiva gli autoesuli. La pièce, che ha debuttato il 14 gennaio scorso al Teatro Mina Mezzadri di Brescia nell’ambito della Stagione 2019-2020 del Ctb, narra un incontro immaginario, ambientato a Brooklyn durante l’esilio americano, tra don Sturzo, interpretato da Fassari, e Gaetano Salvemini, portato in scena da Diberti. Attraverso un’attenta ricostruzione filologica - i dialoghi sono costruiti dall’autore usando lettere e testi di Sturzo e Salvemini - si portano in scena personalità valori, questioni storiche. E impegno civile. Proprio quest’ultimo, connotazione del lavoro del regista cui il Premio è intitolato e di cui quest’anno ricorre il quarantennale della scomparsa, è chiave e cuore del Premio.
La «regia atemporale e filantropica» di Maccarinelli e l’interpretazione dei di Fassari e Diberti, portano sotto i riflettori, come si legge nella motivazione dei riconoscimenti «uno spaccato di vita e di pensiero politico sani che ci riconduce inevitabilmente al contraddittorio comportamento dei nostri giorni, alle intolleranze, alle incomprensioni della politica malata e superficiale che ricadono inevitabilmente sui comportamenti di una società confusa e senza certezze».
Lo spettacolo permette dunque di riguardare il passato per comprendere meglio, e forse ripensare, il presente.
«Quest'anno più che mai, a causa della pandemia che ci ha colpito e che sta condizionando la nostra vita - spiega Larici in una nota - il teatro, il cinema, la letteratura, hanno un ruolo di primaria importanza nell' esplorare i terreni dell’esistenziale, della condizione umana, rispetto alla contingenza dell’oggi, ai temi civili». E aggiunge, «il teatro ha assunto qualche volta anche questa funzione di supplenza civile, un engagement che lo ricolloca nel quotidiano, nella cronaca, nella politica, intesa nel suo significato più alto. E questo è un segno consolante della sua vitalità, e una prova di quanto sia necessario».
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