Covid, come curarsi dal contagio a casa quando compaiono i sintomi (e prima del tampone)

Covid, come curarsi dal contagio a casa quando compaiono i sintomi (e prima del tampone)
di Michela Allegri
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Martedì 24 Novembre 2020, 10:48 - Ultimo aggiornamento: 16 Febbraio, 21:51

Iniziare a curare il Covid a casa, quando compaiono i sintomi e prima dell’esito del tampone, sotto la sorveglianza del medico di base e per evitare che i disturbi degenerino fino a rendere necessario il ricovero in terapia intensiva. Viene spiegato in un documento in fase di pubblicazione sulla rivista Clinical and Medical Investigation. Gli autori della ricerca sono i medici dell’Istituto Mario Negri e dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo: Giuseppe RemuzziNorberto Perico, Monica Cortinovis e il professor Fredy Suter. Il documento è stato stilato per rispondere alle richieste che stanno arrivando al Negri da medici e ospedali di mezzo mondo. A differenza del protocollo Bassetti e del vademecum dei medici lombardi, non rende necessario attendere il risultato del tampone per intervenire.

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IL MEDICO DI BASE

In questo caso diventa fondamentale la figura del medico di base che, iniziando a somministrare trattamenti in anticipo, ha più possibilità di prevenire la reazione infiammatoria che, colta prima delle complicanze, può essere trattata a domicilio. Quando compaiono i sintomi, come la tosse (che riguarda il 67 % dei malati da Covid), la febbre (presente nel 43% dei casi), oppure la nausea, il vomito, la diarrea, il mal di gola e il mal di testa, può partire subito la cura con farmaci in attesa dei risultati del tampone, che possono arrivare dopo qualche giorno. Ma quali medicinali potrebbe somministrare il medico di famiglia? Gli stessi che si utilizzano per contrastare le altre infezioni delle vie respiratorie: farmaci antinfiammatori come l’aspirina e l’Aulin (che però non devono mai essere mischiati). Nei casi più seri si può utilizzare anche il cortisone ed eparina. E la tachipirina? Non viene utilizzata, perché il paracetamolo non ha proprietà antinfiammatorie e quindi non è in grado di inibire l’enzima che scatena le infiammazioni all’interno del corpo.

Nei soggetti più fragili si può utilizzare anche l’Azitromicina e il medico può decidere anche di somministrare ossigeno.

Sono fondamentali anche gli esami del sangue per tenere sotto controllo gli indici di infiammazione, la funzionalità renale e i parametri di coagulazione. La durata del trattamento i il tipo di farmaci da utilizzare dipendono dall’evoluzione clinica. Per il momento il protocollo è stato sperimentato su una cinquantina di pazienti con tampone positivo. Presentavano tutti sintomi lievi e sono guariti senza essere ricoverati in ospedale.

 

IL PROTOCOLLO BASSETTI

Nelle scorse settimane era invece stato diffuso il protocollo per le cure casalinghe elaborato dalla Commissione nazionale coordinata dal direttore della clinica di Malattie Infettive del San Martino, Matteo Bassetti. I farmaci raccomandati sono comuni: paracetamolo, aspirina e solo, nei casi più complessi, eparina o cortisone. Il trattamento è calibrato a seconda dei disturbi. Per gli asintomatici non è prevista nessuna terapia. Per chi presenta sintomi lievi, come febbre non superiore ai 38 gradi e lieve sintomatologia respiratoria, vengono utilizzati paracetamolo, ibuprofene o acido acetilsalicilico. Quando i sintomi moderati (febbre che supera i 38.5 gradi per 96 ore consecutive, tosse, dispnea, saturazione superiore al 93 % oppure a 90 % in pazienti con patologie polmonari) si utilizza anche l’eparina se l’età del malato è superiore a 60 anni, oppure se ci sono altri fattori di rischio. Il cortisone viene usato dopo 5-7 giorni dalla comparsa dei sintomi e in caso di compromissione della funzione respiratoria.

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IL VADEMECUM LOMBARDO

Il vademecum dei medici lombardi, pubblicato sul sito della Omceo di Bergamo, messo a punto con il professor Massimo Galli, primario di Malattie infettive all’ospedale Sacco di Milano, prevede l’utilizzo del paracetamolo nel trattamento della febbre, abbondante idratazione, sedativi per la tosse al bisogno, auto-pronazione per contrastare lieve tosse e dispnea. Sono invece considerate controindicate alcune terapie come l’antiretrovirale lopinavir/ritonavir, l’antibiotico azitromicina e l’antimicrobico/immunomodulante idrossiclorochina.

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