Covid, «Italia, boom di casi»: la concorrenza sleale dei Paesi più in crisi

Covid, «Italia, boom di casi»: la concorrenza sleale dei Paesi più in crisi
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 25 Agosto 2020, 00:16 - Ultimo aggiornamento: 26 Agosto, 09:29

«The not-so-dolce vita», titolava a giugno l’Economist, raccontando le difficoltà del Belpaese nell’attrarre turisti dopo la prima ondata della pandemia. A corredo, foto in bianco e nero di una barca solitaria che lascia Portofino. Tre giorni fa, ecco il Telegraph, altro grande brand del giornalismo UK: l’Italia supera i mille contagi in 24 ore? «Cresce la paura di una seconda ondata in Europa». Le Point, settimanale francese, addirittura sembra mettere sullo stesso piano la situazione di qua e di là dalle Alpi. Titolo di un articolo uscito ieri: «Le spectre d’une deuxième vague inquiète l’Italie et la France». Il fantasma di una seconda ondata allarma l’Italia (piazzata per prima) e la Francia. Come se i 4.897 casi contati dai medici francesi il giorno prima, il 23 agosto, potessero essere paragonabili (e accostabili) ai 1.210 annotati nelle stesse ore sul bollettino italiano. Quattro volte di meno. In America, Fox News, l’emittente di notizie h24, molto amata anche dal presidente Donald Trump, ha dato risalto ai mille casi italiani, mentre negli States gli ospedali ne calcolavano 36.426 in un giorno.

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MARKETING

«Dall’avvento del Covid, c’è una tendenza a sparare a zero contro gli altri Paesi e l’Italia è tra le più bersagliate», dice Giuseppe Roscioli, presidente della Federalberghi di Roma. Parla quasi di un boicottaggio, che si abbatte su un settore già in crisi nera, tanto che anche l’Ice, l’istituto del commercio estero che dipende dalla Farnesina, sta studiando una campagna ad hoc: l’Anica, l’associazione nazionale delle industrie cinematografiche, realizzerà corti d’autore. «Questo screditamento dell’Italia è una tendenza che si era già notata a marzo e l’avevamo rivista all’inizio dell’estate - riprende Roscioli - Si mettono in risalto gli aspetti negativi degli altri, all’estero, per incentivare le vacanze all’interno. E visto che l’Italia è una delle mete turistiche più ambite e frequentate, spicca in questa narrativa tutta al negativo». Anche se può risultare un controsenso, statistiche alla mano. «Si mettono in circolazione bugie grossolane o esagerazioni che non trovano riscontro nei numeri. È marketing», è convinto il numero uno degli albergatori della Capitale. «Greece, safe holidays». In Grecia vacanze sicure, si legge in un volantino ancora reperibile in rete diffuso da un network di viaggi ellenico, vista mozzafiato sull’arcipelago delle Cicladi. «Ibiza is open», aperta a tutti, altro depliant diretto al popolo di giovanissimi in cerca di party e sballi nottambuli. Marketing, appunto. Mentre, di converso, si distorce l’inquadratura su paesi concorrenti, come l’Italia.

SENSAZIONALISMO

Francesco Rutelli, ex sindaco di Roma ed ex ministro dei Beni culturali, lo ha definito «sensazionalismo (interessato) che danneggia l’Italia». Una «riflessione» appuntata su Facebook, «dopo aver letto notizie su diversi media internazionali che lanciano il “maggior incremento di contagi in Italia dal lockdown”, associate a foto del Colosseo e altre destinazioni turistiche del nostro Paese». Sia chiaro, dice l’ex vicepremier, ora presidente di Anica: «Anche un solo contagio è un problema da prendere molto sul serio, ma nel posizionamento del post-Covid, certe narrazioni interessate fanno parte di un’altra battaglia, cinica e motivata da interessi economici e geopolitici». Rutelli cita l’esempio degli Stati Uniti, cinque volte e mezzo gli abitanti italiani, dove il Covid-19 contagia quasi 40 volte di più.
 

I NUMERI

Un’agenzia comunitaria, l’«European Centre for Disease Prevention and Control», elabora un rapporto quotidiano che tiene conto dei contagi degli ultimi 14 giorni nei paesi del Vecchio continente, Gran Bretagna compresa, in rapporto agli abitanti. Leggendo il dossier, si scopre che l’Italia è agli ultimi posti. Solo 7 paesi, su 31 analizzati, in proporzione hanno avuto meno casi. Non significa ovviamente che il pericolo vada sottovalutato o, ancora peggio, che prendere precauzioni e norme stringenti sia superfluo, tutto il contrario, ma certo lo squilibrio rispetto ad altri paesi è evidente. Se lungo lo Stivale i contagi ogni 100mila abitanti, negli ultimi 14 giorni, sono stati 14,5, in Spagna si è superata quota 152 (dieci volte tanto), in Francia 67 (quasi cinque volte di più), in Svezia, il doppio. E intanto dalla Sud Corea alla Spagna alla Nuova Zelanda, riecco i mini-lockdown, mossa obbligata dopo la risalita delle infezioni. «L’Italia - dicono allora gli operatori del turismo (e non solo) - faccia di tutto per arginare il contagio, ma non può passare per maglia nera».

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