Coronavirus, dalla Spagna a Corea del sud e Nuova Zelanda: nuovi mini-lockdown per la pandemia

Coronavirus, dalla Spagna a Corea del sud e Nuova Zelanda: nuovi mini-lokdown per la pandemia
di Mauro Evangelisti
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Lunedì 24 Agosto 2020, 16:22 - Ultimo aggiornamento: 17:45

In Spagna avevano esagerato nel riaprire, tanto che, al termine del lockdown, non solo avevano consentito alle discoteche al chiuso di riprendere le attività, ma addirittura anche i prostibulos (le case d'appuntamento per usare un termine vintage) hanno riaperto le porte. In poche settimane proprio nei prostibulos, in varie parti della Spagna, ci sono stati tre focolai, per i quali è tutt'altro che semplice fare contact tracing, visto che chi li frequenta non ama la privacy. Più in generale, l'eccesso di aperture e l'imprudenza hanno fatto sì che oggi la Spagna sia la nazione europea con la più alta incidenza di nuovi positivi nelle ultime due settimane (152,7 su 100mila abitanti, dieci volte l'Italia), con quasi 4.000 casi in 24 ore.

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Per questo ora sono state decise una serie di chiusure, a partire dai locali notturni. In particolare la Catalogna (1.700 casi al giorno e 134 pazienti in terapia intensiva, il doppio dell'Italia anche se la regione autonoma ha solo 7,5 milioni di abitanti) oggi ha vietato tutte le riunioni, anche familiari, con più di dieci persone. Altre regioni come Murcia hanno limitato a 6 il numero massimo di persone che possono riunirsi, mentre in tutta la Spagna  è vietato fumare all'aperto se non c'è una distanza di due metri dalle altre persone. E sì: sono stati chiusi i prostibulos. Un dato che forse non è casuale: la Spagna è di gran lunga il paese europeo, in questi giorni, con l'incidenza più alta di nuovi contagi e pazienti in terapia intensiva, ma - forse non è un caso - è anche quello con la presenza più diffusa di negazionisti che non di rado organizzano grandi manifestazioni.
 

Gli altri Paesi

In Corea del Sud, una delle nazioni modello per la gestione dell'epidemia, la causa di un nuovo aumento dei casi positivi è assai differente da quella della Spagna: se tra Madrid e Barcellona il problema è legato a movida e trasgressioni, a Seul a provocare una nuova impennata dei contagi è la religione. In particolare - era già successo mesi fa con un'altra setta - una chiesa protestante cristiana di estrema destra che contesta il governo e le misure di contenimento e che si ritrova con centinaia di contagiati. La situazione della Corea resta invidiabile (ieri 266 nuovi casi in tutto il Paese) ma la linea del Governo è quella di fermare sul nascere l'epidemia. In Corea non c'è mai stato il lockdown totale come in Europa, ma si punta su 3 livelli di chiusura: ad oggi c'è il livello 2, con 12 tipi di attività considerate a rischio chiuse a Seul, il divieto di riunioni con più di 50 persone al chiuso e 100 all'aperto. La popolazione, secondo i sondaggi, appoggia la linea del Governo, anche perché a preoccupare, in un paese tra i più efficienti nel fare tracciamento, c'è il fatto che in questo caso di alcuni focolai non si conosce l'origine.

Oceania

Infine, c'è la storia della Nuova Zelanda, uno dei pochi Paesi al mondo che era riuscito ad azzerare il numero dei positivi. Oggi il primo ministro Jacinda Ardern ha annunciato l'estensione del lockdown ad Auckland. Tutto per 9 nuovi casi in 24 ore e un totale di 123 attualmente positivi, dopo che per 102 giorni la Nuova Zelanda non aveva trovato persone infette. Per qualsiasi Paese europeo sarebbe una situazione straordinaria, da festeggiare, ma la linea della Nuova Zelanda è intervenire subito prima che il controllo di virus sfugga di mano.

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