Abrignani (Cts): «Cenone solo con i vaccinati. Gli adolescenti faranno la terza dose»

Il componente del Cts: per vaccinare quasi tutti occorre una qualche forma di obbligo

Abrignani (Cts): «Cenone solo con gli immunizzati. Gli adolescenti faranno la terza dose»
di Francesco Malfetano
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Domenica 19 Dicembre 2021, 22:55 - Ultimo aggiornamento: 21 Dicembre, 09:28

Al cenone? «Meglio solo i vaccinati». Gli auguri ai No vax? «Al telefono». Locali chiusi a Capodanno o tampone obbligatorio? «Meno le persone stanno a stretto contato meno il virus circola». Rispetto alle settimane di feste e socialità che aspettano gli italiani, Sergio Abrignani non può che essere prudente. L’immunologo e componente del Comitato tecnico scientifico (Cts) è preoccupato dall’impennata dei contagi. E infatti spinge anche per imporre il vaccino obbligatorio e “prepara” gli adolescenti a fare la terza dose

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Professore la preoccupa la situazione attuale? Stiamo perdendo il controllo?
«La situazione di oggi merita estrema attenzione e desta qualche preoccupazione - soprattutto guardando verso l’estero - ma non c’è bisogno di panico.

Nonostante una contagiosità incredibile, grazie alle vaccinazioni, il numero delle vittime è relativamente basso rispetto a quanto abbiamo visto in passato. In Italia, grazie al lavoro di contenimento fatto, gli ospedali sono sotto controllo»

Dove ci porterà Omicron?
«Senza precauzioni come la mascherina al chiuso, il Green pass esteso, le capienze limitate negli ambienti più rischiosi e la vaccinazione di tre quarti della popolazione, probabilmente ci avrebbe portato al punto della Gran Bretagna. Facendo una fotografia oggi: noi dieci giorni fa eravamo a 10-14 mila casi e circa 80 decessi. Nel Regno Unito, come in Germania e Francia, erano oltre 50mila. Questo non deve farci cantare vittoria. Ora la sola cosa certa è che con tre dosi di vaccino le forme severe di malattia sono molto rare».

Serve l’obbligo vaccinale?
«L’obbligo è una decisione politica in cui non entro. Però sappiamo che l’unico modo che abbiamo per evitare che aumentino ricoveri in terapia intensiva è di ridurre la circolazione del virus e l’arma migliore che abbiamo per fare questo è vaccinare il più alto numero di persone e il modo più efficace che abbiamo per vaccinare quasi tutti è una qualche forma di obbligo vaccinale».

La riduzione della durata del Green pass o l’estensione a più settori dello stesso, non basta?
«Ciò che mitiga il rischio va bene, ma non azzera il problema». 

Lei è uno dei componenti del Cts. Cosa si sente di consigliare al governo per Natale e Capodanno? Veglioni solo per i vaccinati o con il tampone?
«Io il consiglio lo do a tutti noi: bisogna seguire le regole di buon senso che ormai conosciamo. Indossare la mascherina appena possibile, ridurre al minimo gli abbracci, lavarsi spesso le mani, mantenere distanziamento, aerare gli ambienti e infine sarebbe molto meglio per tutti se chi siede a tavola con noi fosse vaccinato».

Il governatore campano De Luca ha vietato le feste nei locali al chiuso, consentendo solo cene “statiche”. Che ne pensa? Un tampone aiuterebbe?
«Come già detto, meno le persone stanno a stretto contatto meno il virus circola. Immagino che il ragionamento fatto in Campania sia che se balliamo con musica ad alto volume, uno vicino all’altro in un locale chiuso, respirando più intensamente per l’attività fisica e parlando ad alta voce e molto vicini per il rumore, i rischi aumentano. E questo è innegabile».

E lei? Avrà amici o parenti a cena per Natale? Come si comporterà?
«Starò a casa e saremo vaccinati, la maggior parte con tre dosi perché siamo medici e i ragazzi, anche gli adolescenti, con due. Applicheremo il buon senso per limitare i rischi».

Andrebbe a cena da un No vax?
«No, è sufficiente un saluto al telefono. Abbiamo il dovere civico di tutelare i parenti anziani che incontreremo e i più fragili».

Oggi più di 14 milioni di italiani hanno ricevuto la terza dose, più determinante con Omicron. Bisogna accelerare?
«Figliuolo ha messo su una macchina da guerra da 500-600mila iniezioni al giorno. Continuare con questo ritmo per me funziona. Entro un mese potremmo aggiungere altre 12 milioni di terze dosi e arriveremo a coprire tutta la popolazione potenzialmente più a rischio. In ogni caso non è che chi ha fatto due dosi da più di cinque mesi sia scoperto, anzi. Ci si può infettare ma si è molto protetti dalla malattia severa. I rischi sono per quei 6 milioni di italiani, di cui oltre 3 milioni molto a rischio perché over50, senza neanche una dose».

La terza dose agli under18 non è prevista. Eppure a breve molti avranno completato il ciclo primario da più di 5 mesi. L’Ema non l’ha ancora autorizzata, mentre l’Fda inizia a muoversi. Dovranno farla?
«Non ci sono indicazioni precise, ma penso che la terza dose vada fatta a tutti. Questa fra l’altro è la regola per moltissimi vaccini. Ora è giusto concentrarsi sui più suscettibili alla malattia severa, come tutti gli over 50. Per i più giovani ci si arriverà, perché immunologicamente ha senso. Di norma i vaccini vengono dati in 3 dosi: due ravvicinate per innescare una buona risposta immunitaria che tende a declinare in fretta e una terza, dopo 6 o 12 mesi, che serve ad innescare una memoria di lungo termine. Un tempo questo che accorciamo a 5 mesi perché per la prima volta stiamo immunizzando tutto il paese durante una pandemia».
 

 

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