Curarsi nella propria regione può essere un lusso. Soprattutto se si vive al Sud o nelle isole. E se è vero che spostarsi per ottenere una terapia innovativa non è una novità, negli ultimi anni la carenza dei medici, la chiusura o l’accorpamento di alcune strutture ospedaliere hanno peggiorato il fenomeno della migrazione sanitaria. I dati del recente rapporto della Fondazione Gimbe mostrano in modo chiaro, in soldoni, a quanto ammonta il flusso di risorse economiche e quindi di conseguenza di persone, che ogni anno attraversa le nostre regioni, anche se la pandemia ha per forza di cose rallentato gli spostamenti dei pazienti italiani. Nel 2020 il valore della mobilità sanitaria arriva a 3.330,47 milioni di euro. E non è un caso che gli ospedali e i centri di eccellenza che riescono ad offrire prestazioni adeguate siano tutte al centro Nord. Sono infatti 6 le Regioni che vantano crediti superiori a 150 milioni di euro: in cima troviamo la Lombardia (20,2%), poi l’Emilia-Romagna (16,5%) e il Veneto (12,7%). Secondo i dati elaborati, un ulteriore 20,7% viene attratto da Lazio (8,4%), Piemonte (6,9%) e poi Toscana (5,4%). Il rimanente 29,9% della mobilità attiva si distribuisce nelle altre 14 Regioni e Province autonome. In sostanza, il Nord Italia macina prestazioni che le regioni del Sud non riescono a garantire, nonostante la situazione non sia certo legata alla crisi degli ultimi anni.
IL CASO DI CASARANO
Francesco Morgante, ora in pensione, era responsabile di nefrologia dell’ospedale di Casarano in provincia di Lecce. “Era la struttura di gran lunga più importante per numeri – ricorda - Garantiva il 40-50 per cento dei drg (ossia i diagnosis related group) della provincia.
LA MIGRAZIONE DEI BAMBINI
A farne le spese sono soprattutto le famiglie con bimbi piccoli. La Società italiana di pediatria ha calcolato che i ragazzi che vivono al Sud rispetto a quelli residenti nel Centro-Nord sono stati curati più frequentemente in altre regioni (11,9% contro 6,9%); il dato aumenta soprattutto quando si considerano i ricoveri ad alta complessità (21,3% vs 10,5% del Centro-Nord). Un terzo dei bambini e adolescenti si mette in viaggio dal Sud per ricevere cure per disturbi mentali (il 10% dei casi) o neurologici, della nutrizione o del metabolismo nei centri specialistici convergendo principalmente a Roma, Genova e Firenze, sedi di Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) pediatrici.
Il costo della migrazione sanitaria dal Mezzogiorno, dove risiede circa il 35% dei pazienti più piccoli, verso altre regioni è stato di 103,9 milioni di euro pari al 15,1% della spesa totale dei ricoveri e l’87,1% di questo costo (90,5 milioni di euro) ha riguardato la mobilità verso gli ospedali del Centro-Nord.