Racconti, però, che oggi trovano piena conferma attraverso i documenti storici e una verifica certosina sulla cartografia. C’è molto più di una «leggenda» sentimentale, dunque, in quella collinetta boscosa chiusa all’interno del cortile definito dal palazzo su via Nomentana, via Cagliari, via Alessandria e via Reggio Emilia. Da qui, all’alba di quel 20 settembre risorgimentale, spararono i cannoni contro le Mura Aureliane su ordine del generale Cadorna. Dal “pincetto” nella vigna Capizzucchi, tra Porta Pia e Porta Salaria - come raccontano le cronache dell’epoca - un rialzo del terreno a poca distanza dall’obiettivo.
LA RICOSTRUZIONE
Ora i residenti del palazzo che circonda il cortile con il ”pincetto” (soprattutto quelli del condominio con ingresso da via Cagliari) hanno lanciato una petizione per chiedere al Comune che sia riconosciuta la valenza storica del luogo, con l’apposizione di una targa commemorativa in ricordo dei fatti, e l’inserimento di quel luogo nelle prossime celebrazioni della Breccia di Porta Pia in programma a settembre. A farsi portavoce della vicenda sono i ricercatori del sito bunker di Roma (www.bunkerdiroma.it) che hanno effettuato le prime verifiche sui fatti. «La localizzazione del ”pincetto” trova pieno riscontro sulla cartografia delle indicazioni contenute nei documenti storici dove si parla di un rialzo del terreno con terrapieno posto a circa 500 metri dalle Mura Aureliane», dice il ricercatore Lorenzo Grassi che aggiunge: «La localizzazione della collina è coerente anche con l’episodio dei primi scontri a fuoco con il vicino avamposto delle truppe pontificie asserragliate a Villa Patrizi, l’edificio all’esterno di Porta Pia inizio Nomentana, poi demolito per la costruzione dell’attuale sede del ministero dei Trasporti». Fu proprio da questo avamposto che partì (ore 5.10) una scarica di fucileria che fulminò il caporale Michele Plazzoli (prima vittima della giornata) mentre stava puntando verso le Mura il cannone a lui assegnato. «Dal punto di vista bellico la postazione della collinetta era ben rialzata e in perfetta linea con la parte più debole delle Mura Aureliane», osserva Grassi. Ma secondo la tradizione orale dei residenti, la collinetta fu scelta anche perché nelle vicine tenute degli aristocratici vi era stata diffidenza nel far piazzare i cannoni, per non parteggiare apertamente contro il Papa. Poi, l’attacco avrebbe preso di mira la vicina Villa Bonaparte, lanciando un segnale ben preciso ai francesi. I segni della battaglia sono ancora presenti sulle Mura Aureliane. In particolare, nel tratto di fronte a via Po e a via di Santa Teresa è ben visibile incastonata su un torrione una palla d’epoca perfettamente conservata.
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