Roma, allo Spazio Diamante lo spettacolo Matrioska: uno scontro tra generi impigliato nel fato

Nato da un’idea di Giampiero Rappa, "Matrioska" è scritto dagli Attori della Compagnia Lo stormo

Roma, allo Spazio Diamante lo spettacolo Matrioska: uno scontro tra generi impigliato nel fato
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Venerdì 17 Marzo 2023, 14:29 - Ultimo aggiornamento: 14:30

Sarà in scena allo Spazio Diamante dal 8 al 26 marzo, lo spettacolo Matrioska, nato da un’idea di Giampiero Rappa, scritto dagli Attori della Compagnia Lo stormo. In scena: Saverio Barbiero, Claudio Cammisa, Raffaele Elmetto, Matteo Esposito, Alberto Gandolfo, Michela Nicolai, Camilla Paoletti, Fabiana Pesce, Giacinta Pittaluga, Flavia Prugnola, Diletta Ronga, Marta Savoia. La regia di Giampiero Rappa.

Un nightclub, un’azienda di trasporti, una casa di piacere, uno studio di terapia e una famiglia che nasconde un segreto. Sono gli scenari diversi di una battaglia imminente, uno scontro tra generi. Una giovane straniera in cerca di fortuna arriva in una piccola località lombarda, sette donne e cinque uomini vivono le proprie realtà, vizi e desideri inespressi, ignari di quel che li aspetta. Storie dentro altre storie, dove i rapporti di potere, giustizia e destino risorgono dai tragici di un tempo e approdano nel nostro. Perché gli anni passano ma la scelta resta: farsi trascinare dal fato come dalla corrente oppure opporsi e imporsi, a proprio rischio e pericolo.

IL RACCONTO

«Piove a Gallarate. Una provincia lombarda in cui la quotidianità è un macrocosmo (o se vogliamo, lo strato più esterno di una grande matrioska), che cela piccole sub-realtà apparentemente indipendenti - scrive Claudio Cammisa nel ruolo del Dott. Cecilio - Dalle finestre di ognuna di esse il temporale incalza e la pioggia è diversa: non lava via il marcio dal cemento armato delle case d’accoglienza femminile di periferia o dai capannoni abusivi di uno squallido locale notturno. Non pulisce il marciapiede appena fuori da una casa di appuntamenti clandestina e non impedisce ad Alfio, un umile autotrasportatore siciliano di infrangere col suo mezzo il codice della strada. Sarà perché Ambra, sua figlia minore, non sta bene; Andrea, quella di mezzo, non ha più dato sue notizie e la più grande, Agata, accetta a fatica i suoi deliri di padre stanco e stressato a fine giornata. La tempesta di questa notte non purifica, questa pioggia sembra il presagio di qualcosa di incontrollabile e, soprattutto, irreversibile.

Il dottor Cecilio, lo psicoterapeuta che cura Ambra, questo lo sa, poiché condivide soltanto con Eva, una giovane emigrante ucraina, la facoltà di conoscere a priori il futuro di questa storia. Per quanto, come accade per altri personaggi della pièce, i due non si incontreranno mai fisicamente sulla scena.

Interpreto io il dottor Cecilio in questo atipico dramma familiare, di cui sono autore assieme ai miei undici colleghi e amici della compagnia Lo Stormo, guidati sapientemente da Giampiero Rappa. Sin dalla sua prima apparizione, proprio come Eva, il terapeuta è agente e narratore che parla con il pubblico, intersecandosi con lo scenario della notte di Gallarate che lo riguarda: quello appunto della famiglia Zappalà. Arriva ad infrangere la sua predilezione per il distacco formale, intellettuale quasi, per venire incontro alla necessità di un’amica cara, forse troppo cara: Agata, la figlia maggiore di Alfio, viste le difficoltà comportamentali della sorella piccola. Ed è una sorte, questa, con cui prima o poi tutti i personaggi si confrontano. Quasi tutti vivono una condizione di chiusura prima di tutto dialettica verso chi hanno di fronte, fatta eccezione per alcuni caratteri come Gigì, una prostituta sta per tornare da suo figlio, o come il puro Liberato, nuovo collega affidato ad Alfio dal poco sopportabile Damiano».

«C’è chi vive a stretto giro con il rischio; la coppia Reyna/Oreste è il modello di quell’equilibrio, spesso precario, che regge non solo un’attività rischiosa, quella di un nightclub e di una casa chiusa, ma anche i rapporti, conflittuali per definizione, tra un uomo e una donna. Un conflitto che si estende anche al genere e la potenza del corpo femminile deve risaltare all’interno di una storia fatta di vizi e tentazioni, ma anche della necessità disperata di scoprire qual è il proprio posto nel mondo. E magari anche accanto a chi. È nel silenzio, a volte, che si trovano risposte, direbbe il dottor Cecilio. Ma credo fermamente che sia trovare le giuste domande nella desolazione più passiva e meno conosciuta di noi stessi, per dare vita a una novità o da portare in scena tutte le sere, o di cui sorprendersi di ritorno a casa dopo una serata a teatro».

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