Roma, le "tele piegate" dell'artista Cesare Berlingeri in mostra nel loft-galleria di Portonaccio

L'artista Cesare Berlingeri_credits Official Facebook
di Gustavo Marco Cipolla
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Lunedì 17 Ottobre 2022, 11:56

Un loft si trasforma in un “condominio di artisti” nel cuore del quartiere Portonaccio, storico rione popolare della Capitale, e sino al 6 gennaio ospita la personale “Piegare le stelle” di Cesare Berlingeri. L’idea di una “live-arting gallery” no-profit a Roma, battezzata Arimondi Circle, è di Luisa Melara, Barbara Santoro e Cesare Biasini Selvaggi che nello spazio museale domestico, ricavato all’interno dell’ex studio del pittore Piero Pizzi Cannella, valorizzano e promuovono tramite mostre e incontri la ricerca dei più grandi creativi italiani o internazionali favorendone l’approfondimento e la conoscenza fra sculture e dipinti. Originario di Cittanova, in provincia di Reggio Calabria, Berlingeri è considerato uno degli esponenti di spicco dell’arte astratta contemporanea. In via Arimondi 3, al quarto piano di un deposito dapprima destinato agli autoveicoli, le sue "tele piegate" raccontano due universi paralleli, distanti ma indissolubilmente legati da una creatività che scavalca gli ostacoli del reale, e trasportano in una dimensione che va oltre la mera osservazione e le percezioni dei volumi o delle forme.

 

Le opere dell’autore calabrese generano un enigma ottico che si nutre del background mediterraneo e sfocia nell’illusione delle immagini avvolgenti, impenetrabili, sfingee che racchiudono una singolare sensibilità, capace di saper leggere i tratti più nascosti della vita e del vissuto. Riconoscibili l’ispirazione e le suggestioni che provengono da Alberto Burri e Lucio Fontana, passando per il “Neoplasticismo” di Piet Mondrian in cui il complesso significato si cela sotto un’apparente semplicità espressiva spostandosi dal ciclo figurativo all’astrazione. «La piega è una zona di confine tra due mondi opposti e complementari, tra un visibile e un invisibile, tra una luce e un'oscurità», spiega il maestro che, apprezzato in Italia e all’estero, con il ritorno nella Città Eterna festeggia il cinquantenario della sua attività pittorica. Tanti i successi collezionati nel corso della brillante carriera, da Anversa a Salvador de Bahia, fino alla 11esima Quadriennale capitolina, Pechino e Rio de Janeiro. «Uno scultore di oggetti, colle e schiume poliviniliche rivendicano costantemente la loro tridimensionalità. È un performer nella sua pratica compositiva scandita per azioni programmate. È un germinatore di rabdomantiche installazioni. Ma, soprattutto, è un pittore. - sottolinea il curatore dell’esposizione Biasini Selvaggi- I suoi piedi sono immersi da cinquant’anni nei pigmenti allo stato puro, in colori apparentemente uniformi ma in realtà dalle molteplici sfumature che si mescolano l’una nell’altra. Perché il colore non è mai concepito come un elemento aggiuntivo quanto, piuttosto, costitutivo e tende sempre all’improbabile, al mutevole, una cinica metafora dell’esistenza. La sua mano è allenata tra emersioni e sprofondamenti nella tela, la sua memoria passeggia nella storia di piega in "s-piega", il suo sguardo non ha nostalgie e si cala splendidamente nel mistero della complessità cosmica». Tecnica, manualità, pensieri cromatici e movimenti scultorei sulle pareti. Il senso artistico svelato nel titolo dell’expo romana che ruba il nome ad uno dei capolavori dell’artista presenti nel percorso espositivo prodotto in sinergia con la Fondazione Cesare Berlingeri ETS, fortemente voluto dalla sua famiglia e sostenuto dal Comune di Cittanova con il sindaco Francesco Cosentino che ha già annunciato l’intenzione di mettere a disposizione la sede per un futuro museo a lui dedicato. «Mai come in questo nostro travagliato inizio di millennio abbiamo bisogno di ribaltare gli imprevisti trasformandoli in opportunità, in visioni lungimiranti e, infine, in progetti concreti di "ben-essere" condiviso.

E di credere in un mondo migliore possibile, pacificato, in armonia con il pianeta secondo un approccio antispecista, con minori disuguaglianze. Che ognuno faccia la sua parte nel “piegare le stelle” di un cielo, oggi, troppo fosco», aggiunge Melara, presidente di Arimondi Circle.

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