Roma, città degli opposti: al bar si entra dall'uscita

Roma, città degli opposti: al bar si entra dall'uscita
di Pietro Piovani
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Domenica 3 Ottobre 2021, 23:33 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 18:55

Il cartello esposto in un bar di piazza Tuscolo recita: “Entrare dall’uscita”. Sembra uno scherzo, invece l’invito è serio: la porta è una sola, impossibile rispettare la normativa anti-assembramenti. Ma nessuno si sorprende in una città come Roma, abituata da sempre a far coincidere gli opposti. Qui chi incontra un amico caro dopo tanto tempo lo saluta con l’augurio “te piasse un colpo!”, mentre chi si rivolge a un cameriere, a un lavavetri, a un inserviente lo chiama “capo”. Uno degli incroci più grandi e trafficati della città si chiama piazzetta del Bel Respiro. A piazza dell’Alberone c’è un esile alberello, a piazza della Quercia c’è un leccio, e al Gianicolo c’è la famosa Quercia del Tasso.

Gli esercizi commerciali che nelle insegne si presentano come antichi (“Antica gelateria”, “Antico forno”) sono sempre quelli di nascita più recente. Dunque quel cartello che invita a entrare dall’uscita riflette un’inclinazione per l’incoerenza che a Roma si ritrova ovunque, e ci fa pensare a un altro cartello visto tempo fa in un corridoio dell’ospedale Bambino Gesù, un foglio affisso su una porta aperta anzi spalancata, e la scritta perentoria: “Questa porta deve rimanere sempre chiusa”. La vocazione romana per l’ossimoro viene rispettata anche dal Comune: esiste un organismo chiamato “Commissione Stabili Pericolanti”.

pietro.piovani@ilmessaggero.it
 

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